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Comunicato stampa: Elio Armano. Terrestre Antologia di terracotta al Museo Eremitani
28/10/24
Tipo notizia
Comunicati stampa
Ultimo aggiornamento: 29/11/2024
Terrestre perché lavora con la terra. Terrestre perché impegno politico e civile hanno sempre guidato il suo agire. A Elio Armano i Musei Civici di Padova con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo dedicano, in occasione degli 80 anni dell’artista, una mostra antologica, una “antologia di terracotta”: questo materiale, antico e povero, duttile e affascinante è stato plasmato nei decenni in paesaggi e figure, teste forate e bottoni cosmici, città ideali, in un oscillare tra rappresentazione e simbologia.
In questa mostra, curata da Stefano Annibaletto e Francesca Veronese e allestita negli spazi del Museo Archeologico, le terrecotte di Elio Armano dialogano in modo inedito e sorprendente con le terrecotte romane e con gli altri reperti antichi.
Nato a Padova il 4 aprile 1945, Elio Armano frequenta l’Istituto d’arte Pietro Selvatico.
Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia, vince una borsa di studio dell’Università di Padova, è allievo di Alberto Viani dal ‘65 al ‘69. Nel ‘67 l’Opera Bevilacqua La Masa lo premia per la scultura. In quegli anni lavora come scenografo e costumista con il Teatro popolare di ricerca di Padova, produce una cospicua serie di gessi che saranno esposti in alcune mostre e successivamente distrutti. Più tardi si dedica a una serie di bronzi, alla litografia e all’incisione. Frequenta Tono Zancanaro, Augusto Murer, Andrea Zanzotto, Mario Rigoni Stern. Il suo impegno politico lo porta a diventare sindaco di Cadoneghe:
nel piccolo comune padovano sviluppa l’interesse per architettura e urbanistica e accoglie molti protagonisti della vita culturale. In quel periodo riprende la sua attività di scultore, con i “giardini” e i “paesaggi” in terracotta e maiolica. Viene eletto consigliere alla Regione Veneto, diventa anche vicepresidente del Consiglio regionale. Dal ‘98 riprende a pieno titolo l’attività nella scultura, trasformando in studio la casa natia alla Stanga a Padova. Produce incessantemente terrecotte, sculture in ferro, legno, ceramica. Mostre importanti a Venezia, Feltre, Sorano, Pieve di Soligo, Teolo. Scopre anche Marrakech, i colori e gli stilemi dell’arte islamica lo influenzano.
“Elio Armano ha offerto alla nostra città due opere di speciale, cristallina eloquenza” - dice l’assessore alla cultura Andrea Colasio - il Giardino dei Giusti del mondo, a Terranegra, e il ‘segno’ dedicato al giovane Palladio inserito nel lungargine in muratura nei pressi di via della Paglia. Entrambi questi lavori hanno, pur in scala diversa, una evidente qualità architettonica”.
La mostra al Museo Eremitani si apre con una serie di straordinari “Giardini in scatola”, risalenti agli anni ‘70, in cui gli intrichi di vegetazione, composti con non facile virtuosismo, sono raccolti tra pareti in una scatola prospettica ispirata dalla pittura di Francis Bacon.
E invero tutte le opere esposte ondeggiano tra segno geometrico, forma astratta e tentazione figurativa: da una parte le “Edicole votive” e i “Rilievi”, i “Paesaggi” collinari e quelli rituali, dall’altra le molte teste, forate o trafitte simbolicamente da frecce che rappresentano i condizionamenti della cultura di massa, o ancora deformate nel perturbante “Bestiario” che circonda, nella penombra, un antico idolo mesopotamico risalente al IV millennio avanti Cristo. La grande “Città”, con i suoi palazzi dai sapori africani, è certo un rimando a Tommaso Campanella, e quindi all’utopia, ma allo stesso tempo è luogo di differenze e contrasti, di storie umane diverse.
In occasione della mostra viene esposto anche “Uomo macchina”, un gesso plasmato da Armano nel 1964, tra i suoi lavori più emblematici e noti, di recente donato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e fuso in bronzo nel corso dei mesi scorsi presso la Fonderia artistica Stefan di Carbonera (TV): entrambe le sculture sono esposte per gentile concessione della stessa Fondazione.“Come accade in questi casi - conclude l’assessore Andrea Colasio - allineare le opere di una vita intera consente sguardi retrospettivi capaci di inserirle in un unico racconto. Ne esce la storia di un artista di forza singolare, che ha messo l’arte nella politica e la politica nell’arte, nel segno della stessa responsabilità”.