Comunicato stampa: il discorso del sindaco, Sergio Giordani, alla cerimonia per la giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate del 4 novembre
"Un caloroso saluto alle autorità civili militari e religiose e a tutti i cittadini presenti a questa cerimonia.
Un saluto naturalmente anche a tutte le associazioni combattentistiche e d’arma che, come ogni anno, onorano con la loro partecipazione questo importante appuntamento.
Quest’anno, la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate assume un significato ancora più profondo e importante.
Commemoriamo infatti il centenario del Milite Ignoto, simbolo dei tanti giovani uomini provenienti da ogni parte d’Italia, oltre 650 mila, che sacrificarono la propria vita in battaglia fino alla vittoria.
Vittoria formalizzata con la firma dell’Armistizio, proprio nella nostra città, a Villa Giusti, un atto che sancì di fatto la conclusione del processo di unificazione nazionale, nato in epoca risorgimentale.
Il treno che da Aquileia portò il feretro del Milite Ignoto a Roma, per la tumulazione all’Altare della Patria, fu una delle prime occasioni nelle quali gli italiani si sentirono tutti parte di un unico Paese, fratelli sotto la stessa bandiera, uniti dal dolore della perdita di tanti giovani uomini nelle trincee della Grande Guerra.
Le cronache dell’epoca ci raccontano di migliaia di persone accalcate nelle stazioni , ai passaggi a livello, sui ponti, ovunque fosse possibile vedere il treno che trasportava la salma del soldato senza nome, sventolando il fazzoletto come a salutare un proprio familiare.
Tra quelle persone, tante madri, mogli, fidanzate, che si chiedevano in silenzio se quel soldato ignoto potesse esser il loro caro, del quale non avevano più avuto alcuna notizia, e nessuna tomba sulla quale pregare.
Un sentimento di fratellanza e pietà che riguardava ogni città, ogni borgo del nostro Paese, perché da ognuno di essi qualche giovane uomo era partito per il fronte, senza più fare ritorno.
Vicini, oggi come allora a questi sentimenti, come Amministrazione comunale, abbiamo perciò conferito, nelle scorse settimane e con una delibera votata all’unanimità dal nostro Consiglio comunale, la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto.
Un riconoscimento sostenuto con convinzione da Anci e dalle associazioni AssoArma Padova, Associazione nazionale combattenti e reduci, Istituto del Nastro Azzurro, Amici del Museo storico della Terza Armata e altre 50 associazioni combattentistiche d’arma e culturali e tra queste il Club Vecia Padova, che ringrazio tutte di cuore.
Siamo uniti nel ricordare, attraverso la cittadinanza onoraria, i tanti caduti rimasti ignoti e privi di una tomba, ma anche gli altri soldati le cui spoglie riposano nel Tempio della Pace, e i 1.376 caduti padovani nella Grande Guerra, i cui nomi sono incisi sulle lapidi della facciata del Municipio, qui su via 8 febbraio.
Il patrimonio morale di questi uomini va ricordato ed onorato, ma altrettanto importante è la memoria delle sofferenze patite dalla popolazione civile, dei sacrifici compiuti dalle donne che si sostituirono agli uomini partiti per il fronte, nel sostenere le famiglie.
Padova nella Grande Guerra fu “capitale al fronte” perché qui trovarono sede i più alti comandi delle nostre Forze armate.
Oggi, a 100 anni di distanza, onorando e ricordando questi caduti, Padova vuole essere nuovamente capitale, questa volta della Pace , dei diritti umani e della solidarietà.
Un impegno che da anni ci vede rivolti in particolare verso le nuove generazioni, attraverso progetti dedicati alle scuole, perché la cultura della pace e della tolleranza diventi elemento formativo e fondativo della coscienza di quelli che saranno i cittadini italiani del futuro.
Un impegno che ci vede, come Amministrazione, aderire a iniziative di grande valore morale ed etico, come la Marcia Perugia Assisi della Pace e della Fraternità, e alle azioni a sostegno delle donne e degli uomini privati, in molti Paesi, della libertà, per le loro idee o per la loro fede.
Ogni città, ogni paese della nostra Italia, custodisce un monumento ai caduti della Grande Guerra, ricordo delle sofferenze patite da chi lottò un secolo fa per l’unità e la libertà della nostra Italia.
Questi monumenti, siano anche un messaggio di pace indirizzato alle nuove generazioni, perché le tragedie della guerra, di tutte le guerre, non si ripetano più.
Alle nostre Forze Armate, oggi, va il nostro più sincero ringraziamento. La loro storia ci racconta quanto sono state importanti per il raggiungimento dell’unità nazionale e, successivamente, per la nascita della Repubblica.
Oggi il loro ruolo è diverso, ma non per questo meno importante.
In particolare, voglio ricordare il grande impegno di tutti i militari operativi all’estero in missioni di pace e in difesa dei diritti umani, ma anche di quelli pronti ad intervenire ovunque nel nostro paese situazioni di emergenza lo richiedano.
Un impegno che ha comportato purtroppo la perdita di numerosi uomini, e il ferimento di molti altri e anche a loro va oggi il nostro ricordo e il nostro ringraziamento.
In particolare voglio ricordare il sacrificio del colonnello Enzo Venturini, medaglia d’oro al valore militare, e del maresciallo capo Silvano Natale, abbattuti con il loro elicottero in ex Jugoslavia il 7 gennaio 1992 durante una missione internazionale per il controllo del cessate il fuoco.
Riposano nel nostro Cimitero Maggiore, e sulle loro lapidi abbiamo deposto un mazzo di fiori lo scorso 2 novembre.
Oggi ci siamo ritrovati in questo luogo, finalmente in presenza, per celebrare un momento fondativo della nostra nazione.
Un momento che giunse, allora, dopo una guerra, con i suoi lutti e i suoi dolori.
Permettetemi oggi di concludere questa cerimonia, con un ricordo in memoria di tutte le vittime del Covid, alle quale abbiamo dedicato anche il magnifico requiem di Mozart, in un toccante concerto al Santo.
Non ho mai amato particolarmente definire “guerra” la nostra lotta contro il virus, anche se i morti sono stati tanti e purtroppo non sono ancora terminati.
Tuttavia, mi piacerebbe che la lotta alla pandemia, facesse emergere tra gli italiani un sentimento di unità e solidarietà, di fratellanza e condivisione, capace di aiutare il Paese a superare questo momento difficile e a guardare con fiducia al futuro.
Nelle piazze mi piacerebbe vedere più iniziative di ottimismo, razionalità e collaborazione, che manifestazioni di paura, rifiuto e egoismo.
Il nostro Paese ha una grande storia alle spalle, sta a noi costruire un futuro all’altezza, tutti assieme.
Buona Giornata dell’Unità d’Italia e della nostre Forze armate a tutti voi".
Sergio Giordani