Comunicato stampa: apre la terza edizione di "Photo open up - Festival internazionale di fotografia"
Nel weekend del 18-19 settembre inaugura la terza edizione di Photo Open Up, Festival internazionale di fotografia che toccherà i principali musei e location cittadini: dai Musei Civici agli Eremitani a Palazzo Zuckermann, dal Centro Culturale San Gaetano, alla Cattedrale Ex Macello.
Ideato e prodotto da Comune di Padova, Assessorato alla cultura e Arcadia Arte, con la direzione artistica di Carlo Sala, la terza edizione del Festival internazionale di fotografia Photo Open Up propone il tema "Inferno, inferni". In occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri (1265-1321), la manifestazione vuole presentare una serie di ricerche fotografiche che riflettono sull’attualità della prima cantica della Divina Commedia.
Quali sono gli "inferni" che caratterizzano la modernità? Il Festival vuole dare risposta visiva a questi interrogativi attraverso quindici esposizioni composte di oltre oltre trecento opere spaziando dai maestri della fotografia della seconda metà Novecento fino alla ricerca odierna. Come sottolineato dal direttore artistico Sala: "Oggi le immagini scandiscono la nostra quotidianità e sono una straordinario strumento per comprendere le tensioni e i cambiamenti che stiamo attraversando. Le opere esposte nel Festival, di maestri e autori contemporanei, sono lo strumento per porre una serie di riflessioni di grande attualità sugli ‘inferni’ del nostro tempo come le guerre, la povertà, l’emarginazione sociale e il cambiamento climatico".
L’assessore alla cultura e al turismo Andrea Colasio sottolinea: "Questa è la terza edizione Photo Open Up, il Festival internazionale di fotografia ideato e prodotto dal Comune di Padova, che in breve tempo si è affermato come una delle proposte più interessanti del panorama fotografico nazionale. Lo conferma il tema di quest’anno,“Inferno, Inferni” scelto con intelligenza dal curatore Carlo Sala, che partendo da un omaggio a Dante nel 700° anniversario della morte, indaga attraverso il linguaggio della fotografia il significato di “inferno” nella nostra società.
Photo Open Up sottolinea così la sua vocazione, quella di essere non solo una occasione per visitare mostre con famose immagini di autori affermati (sono oltre 300 le opere esposte quest’anno in 16 esposizioni) ma anche un momento di dibattito e riflessione sui temi centrali del nostro mondo contemporaneo. E’ possibile così apprezzare anche l’universalità e la duttilità del linguaggio fotografico che, pur adattandosi alle epoche, mantiene la propria formidabile capacità di comunicazione, anche sul piano istintivo ed emotivo.
Il Festival si caratterizza anche per essere uno dei più interessanti appuntamenti dedicati ai giovani fotografi e alla fotografia di ricerca presentando anche alcuni autori selezionati attraverso un'apprezzata “call internazionale”.
Infine Photo Open Up non dimentica le radici locali dedicando una personale antologica a Gustavo Millozzi, una delle figure chiave della fotografia padovana dal dopoguerra ad oggi ed una mostra allo storico Gruppo fotografico Antenore, in occasione dei 30 anni dalla fondazione.
Ringrazio infine la Fondazione Cariparo che anche quest’anno ha supportato significativamente il Festival".
Il Festival si apre ai Musei Civici agli Eremitani con la rassegna omonima del tema, intitolata "Inferno, inferni", che propone un’ampia selezione di immagini di alcuni protagonisti della storia della fotografia - dagli anni Sessanta del Novecento agli esordi del nuovo millennio - provenienti dalle prestigiose collezioni del Centro internazionale di fotografia Scavi Scaligeri di Verona. La mostra propone una selezione di cinquanta iconici scatti che attualizzano in chiave contemporanea alcuni caratteri dell’architettura dantesca come la violenza e la discordia, e portano alla scoperta di quelli che sono gli inferni contemporanei attraverso immagini sociali che vanno dalla condizione degli emarginati (Gianni Berengo Gardin, Carla Cerati Ferdinando Scianna e John Phillips) ai reportage nei fronti di guerra - oggi drammaticamente tornati di attualità come l’Afghanistan - realizzati da importanti autori di reportage internazionali come Alexandra Boulat, Gary Knight, Christopher Morris e John Stanmeyer, o anche James Nachtwey con una toccante immagine delle macerie del World Trade Center l’11 settembre del 2001 a vent’anni dall’attentato.
Sempre al complesso museale che ospita la celebre Cappella degli Scrovegni di Giotto va di scena la grande mostra "Stati di tensione", realizzata in collaborazione con la Fondazione Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo e la curatela di Carlo Sala. La grande mostra propone oltre settanta capolavori provenienti dell'istituzione lombarda, che vanta una delle più rilevanti collezioni fotografiche a livello internazionale con i maggiori maestri della fotografia degli ultimi sessant’anni.
Il titolo della mostra richiama metaforicamente la tensione-trazione cui è sottoposta la società odierna di fronte a sfide e mutamenti epocali: dai cambiamenti climatici ai flussi migratori, dalle insorgenze dei nuovi nazionalismi alle discriminazioni.
Il primo capitolo della mostra pone l'attenzione sul paesaggio, alla luce del dibattito attuale sull'Antropocene e del rapporto conflittuale tra azione antropica e paesaggio, attraverso l’opera di grandi nomi come Guido Guidi, Paul Graham, Roni Horn, Peter Fischli & David Weiss dove spiccano opere iconiche come "Capri" (1982) di Luigi Ghirri o la serie sulle luci artificiali di Olivo Barbieri.
Il secondo capitolo ragiona sulle forme di esclusione (per motivi politici, razziali, economici) come base delle tensioni sociali che, dagli anni Settanta del Novecento a oggi, hanno caratterizzato la nostra società, con autori del calibro di Letizia Battaglia con la celebre foto "La bambina con il pallone" (1980), Lisetta Carmi con una storica immagine dedicata ai travestiti genovesi, Mario Giacomelli con le opere della serie "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", ma anche i lavori di Mario Cresci, Francesco Jodice, Joan Fontcuberta, Leonard Freed e Armin Linke.
Il Festival mantiene anche la sua vocazione alla ricerca presentando vari autori del panorama nazionale e internazionale attuale. Sempre agli Eremitani l’intervento personale del noto duo Christto & Andrew, che hanno formato l’immagine logo del Festival tratta dalla serie "Encrypted Purgatory". L’immagine, dalle tinte forti e stranianti, ha un carattere perturbante perché un elemento della nostra quotidianità - una comune tastiera del computer - assume un tono inquietante per la vicinanza di un serpente. Il lavoro di Christto & Andrew evoca poeticamente la preoccupazione per un futuro sempre più dominato dalla tecnologia in cui l'uomo - nella sua versione più disumanizzata - è interamente controllato da una mente artificiale.
Alla Cattedrale Ex Macello verranno presentate diverse mostre personali di autori contemporanei, a partire dal fotografo inglese William Lakin, vincitore dell’Open Call internazionale che ha visto la partecipazione di autori da vari paesi del mondo. Il suo progetto utilizza il mezzo fotografico per decostruire i simboli di potere e le narrazioni condivise ragionando sulle questioni di genere e in particolare sulla figura maschile sospesa tra condizionamenti sociali e comportamenti competitività.
Nello spirito della ricerca sul piano internazionale la mostra "Nexus" raccoglie i lavori di 37 giovani autrici e autori di varie nazionalità, studenti di fotografia laureati negli ultimi due anni rendendo una panoramica della scena creativa londinese. Un progetto curato da William Lakin e Sophie Gladstone che hanno invitato i partecipanti alla sperimentazione, riflettendo sulle metafore del loro immediato come un mezzo per rappresentare soggetti difficilmente accessibili con la fotografia tradizionale.
Sempre all’Ex Macello, in collaborazione con il Comune di Ravenna, vi saranno le personali delle tre vincitrici del concorso Camera Work con la curatela di Silvia Camporesi. Esse sono Martina Zanin che porta in mostra il lavoro "I made them run away", Valentina D’Accardi con la serie "Abissi" e la nota autrice sudafricana Buhlebeweze Siwani che presenta il progetto "Ukuqhaqha (The undoing)".
Sempre negli spazi dell’Ex Macello vi è l’intervento personale "Le nuvole" di Massimiliano Gatti. L’autore mette in relazione una serie di fotografie realizzate nei siti archeologici della città di Palmira con delle immagini che, dietro l’apparente forma lieve e accattivante delle nuvole, rivelano delle colonne fumo che si innalzano dopo la distruzione di quel patrimonio storico da parte dell’Isis, generando così un cortocircuito visivo tra l’immaginario della propaganda terroristica e la secolare bellezza di quei luoghi feriti.
A chiudere il percorso della location la mostra personale di Valeria Cherchi "Anatomia del silenzio" che, attraverso immagini fotografiche e testi, indaga il fenomeno dei sequestri di persona, una piaga criminale che ha attraversato la Sardegna dagli anni Sessanta ai Duemila ripercorrendo memorie che ancora oggi sono avvolte da un profondo senso di omertà.
Tra le proposte internazionali al Centro San Gaetano la personale dello spagnolo Joel Jimenez e la mostra "Mujeres de cine. Ecos de Hollywood en España, 1914-1936".
Con "Castle of innocence" Jimenez ci porta nello spazio del Museo dei bambini del Costa Rica, un edificio precedentemente destinato a prigione centrale, per esaminare le dinamiche di potere presenti nel controllo della narrativa e nella percezione della storia.
"Mujeres de cine" si focalizza sull’impatto che il cinema ha avuto sulla cultura spagnola, soprattutto sulle donne che vedevano le dive hollywoodiane sugli schermi di provincia. Una testimonianza su come la settima arte abbia avuto un ruolo di riflesso della società, ma anche come motore di cambiamento del ruolo femminile nella Spagna tra le due guerre.
Nello stesso spazio la personale di Tania Brassesco & Lazlo Passi Norberto il duo di autori che lavorando tra New York e la città di Padova operano nell’ambito della staged photography. Nella loro ricerca amano il confine che concerne la realtà e la finzione, usando il medium fotografico in modo alterato per modificarne la caratteristica intrinseca di rappresentazione della realtà, sviluppando un paradosso nella percezione dell’immagine stessa.
Il Festival vuole mantenere un legame particolare con la tradizione culturale del territorio in cui si svolge, a partire dall’esposizione che celebra il trentennale della fondazione del cittadino Gruppo fotografico Antenore Bfi che si terrà a Palazzo Angeli. La mostra propone i lavori dei suoi aderenti per culminare con le opere dei suoi soci onorari come Gianni Berengo Gardin, Elio Ciol, Mario Lasalandra, Nino Migliori, Renzo Saviolo e Gustavo Millozzi.
Sempre Gustavo Millozzi è protagonista di un’esposizione a Palazzo Zuckermann composta da due differenti cicli di lavori Venezia 1957-1963 e Terre 1967-1981.
La mostra dedicata alla città lagunare presenta una serie scatti su una Venezia “minore” realizzati nel periodo - tra la fine degli anni Cinquanta e primi Sessanta - in cui l’autore operava nell’ambito del celebre Circolo fotografico “La gondola”. Il secondo progetto è incentrato sui rifiuti industriali di Marghera che così decontestualizzato dall’occhio del fotografo sembrano assumere delle fattezze che tendono all’astrazione
Le sedi delle mostre;
- Musei Civici agli Eremitani, piazza Eremitani, 8;
- Centro Culturale Altinate/San Gaetano, via Altinate, 71;
- Cattedrale Ex Macello, via Cornaro, 1;
- Scuderie di Palazzo Moroni, via VIII Febbraio;
- Palazzo Zuckermann, corso Garibaldi, 33;
- Palazzo Angeli, Prato della Valle, 12.
Orari: dal venerdì alla domenica dalle 10:00 alle 19:00