Comunicato stampa: discorso del sindaco Sergio Giordani in occasione del 75° anniversario della Repubblica
"Saluto le autorità civili, militari e religiose e i cittadini padovani presenti oggi in questa Piazza.
Celebriamo il 75° anniversario della nostra Repubblica, purtroppo ancora in tono minore a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, quando una data come questa avrebbe meritato invece una festa speciale.
Con il Referendum Istituzionale del 2 giugno 1946, si aprì una pagina nuova per l’Italia dopo la lunga parentesi buia della dittatura e della guerra.
Una pagina importante, non solo perché con il referendum gli italiani scelsero la Repubblica come forma di governo, ma anche perché quel giorno le donne votarono per la prima volta in una consultazione politica nazionale ottenendo finalmente il diritto all’elettorato attivo e passivo grazie al quale 21 di esse furono scelte a far parte dell’Assemblea Costituente.
Una giornata quindi di portata storica che ha aperto la strada all’ Italia del dopoguerra. Una Italia che con la pace ha realizzato anche quegli ideali di libertà e democrazia, di uguaglianza e giustizia che avevano motivato la lunga e difficile Lotta di Liberazione.
Un senso di libertà e giustizia finalmente raggiunti che ha permesso agli italiani di superare le tante privazioni e difficoltà dell’immediato dopoguerra costruendo in pochi decenni una nuova Italia che ha saputo riconquistare credibilità e prestigio nel mondo.
Alla base di quella rinascita c’era anche un profondo senso di comunità e di identità che dava la certezza a tutti gli italiani di essere parte di un progetto comune, di un futuro condiviso, di grandi ideali.
Orgogliosi dell’Italia come casa comune, finalmente senza la vuota retorica del nazionalismo di epoca fascista, consapevoli dei nostri valori e delle nostre possibilità ma saldi nel difendere il nostro Paese e la nostra democrazia nei momenti difficili.
E’ questo senso radicato di giustizia e libertà che ha permesso al nostro Paese di superare la stagione buia del terrorismo, delle stragi, di difendere le nostre istituzioni democratiche da chi le voleva piegare a ideologie perverse.
Ed è la profonda capacità di solidarietà e vicinanza che ha permesso di reagire ai disastri naturali che purtroppo non di rado hanno colpito il nostro paese. Dal terremoto in Friuli a quello in Irpinia dal Vajont all’alluvione del 1966.
Ricordo dell’alluvione del 1966, le immagini di Firenze sommersa dall’ Arno e le centinaia di ragazzi che con un veloce passaparola, giunsero da tutta Italia per salvare le opere d’arte. Li chiamarono “ gli angeli del fango”.
Questi ragazzi, di ogni estrazione, convinzione politica e anche di ogni nazionalità tante altre volte hanno offerto il loro aiuto volontario in occasioni di catastrofi naturali in tutta Italia.
Li ricordo, perché generazione dopo generazione sono loro, quei giovani il bene più prezioso delle nostre comunità e del nostro Paese.
Concittadini che che mettono in pratica i valori di solidarietà e giustizia che sono alla base della nostra Repubblica, ragazzi che, come disse Kennedy in un famoso discorso, si chiedono prima di tutto “cosa possono fare per il loro Paese, non che cosa il Paese può fare per loro”.
L’Italia in questi 75 anni ha realizzato progressi sociali ed economici straordinari. Se guardiamo alle immagini in bianco e nero dell’Italia postbellica e le paragoniamo a quelle di oggi ci sembra quasi impossibile un salto in avanti così significativo.
Oggi ci troviamo per ragioni del tutto diverse e inaspettate a vivere un’esperienza che ha degli aspetti paragonabili a quelli della ricostruzione postbellica.
Il Paese si è letteralmente fermato.
La pandemia ci ha colto impreparati, ha dato una tremenda spallata alle nostre abitudini, alle nostre convinzioni, ha messo in ginocchio migliaia di nostri concittadini e soprattutto ha causato un numero tremendo di morti.
I dati del Ministero della salute aggiornati al 27 maggio certificano 125.225 morti ai quali vanno aggiunti quasi 4,2 milioni di persone contagiate dal virus del Covid.
Un pensiero oggi deve essere rivolto a questo Italiani che non ci sono più a causa del virus e alle sofferenze di chi ha lottato contro la malattia ed è per fortuna guarito.
Parallelamente a questa tragedia umana e sanitaria, la pandemia ha causato e sta causando una crisi dell’economia che non ha precedenti nella storia della Repubblica.
Oggi, con la campagna vaccinale ormai ben avviata e con il calo ormai costante dei contagi, possiamo però dire di aver imboccato la fine del tunnel.
Abbiamo davanti una fase di ripresa dell'economia e dei nostri rapporti sociali. Abbiamo voglia di ripartire.
Per fare in modo che tutto questo sia duraturo e definitivo abbiamo bisogno di una Italia unita, coesa, nella quale i particolarismi e gli egoismi siano messi da parte per il bene comune.
Dobbiamo ritrovare quello spirito che ha animato i nostri nonni e i nostri padri quando finalmente hanno messo la guerra alle spalle e hanno guardato avanti.
Le opportunità che abbiamo sono grandi, ma altrettanto grandi sono le responsabilità
Grazie all’Europa - e per inciso voglio ricordare come l’Italia del dopoguerra sia stata con lungimiranza una delle fondatrici dell’Unione Europea nel 1957 - avremo anche ingenti risorse economiche che ci possono permettere non solo di far ripartire l’economia del nostro Paese ma di trasformare la nostra Italia proiettandola verso un futuro di maggiore benessere e serenità.
E quando parlo di benessere e serenità, non penso solo ai soldi: penso anche al Paese che consegneremo ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Un paese in cui l’ambiente non sia una subordinata sacrificabile dello sviluppo economico, un paese che costruisca opportunità per le nuove generazioni, un paese che oltre a indicare e far rispettare i doveri, sia in grado davvero di assicurare i diritti a tutti i suoi cittadini indipendentemente dal sesso, dal colore della pelle o magari dalle scelte sessuali di ognuno.
Un paese nel quale finalmente sia possibile tornare a dibattere idee e proposte diverse senza che la norma sia l’insulto e l’aggressione verbale.
Padova ha dimostrato in questi mesi di pandemia una capacità straordinaria di adattamento alle avversità, così come una eccezionale forza nella solidarietà e nell’aiuto alle persone più in difficoltà.
Avremo nei prossimi mesi opportunità uniche: non sprechiamole.
Questo 2 giugno sia davvero la data simbolo della nostra ripartenza: buona Festa della Repubblica a tutti voi".
Sergio Giordani