Comunicato stampa: discorso del sindaco Giordani in occasione della Giornata della memoria per le vittime del terrorismo
"Autorità, signore, signori
il 9 maggio è la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo che a partire dagli anni ‘60 ha attaccato il nostro Paese, con stragi, attentati e omicidi che hanno colpito donne e uomini dello Stato, imprenditori, sindacalisti, giornalisti, solo per ricordare alcuni degli obiettivi che estremisti di ogni genere hanno individuato come nemici nei loro folli piani eversivi.
Il 9 maggio è stato scelto come data simbolo perché, in quella mattinata di 43 anni fa in via Caetani a Roma, veniva ritrovato il corpo di Aldo Moro, assassinato dalle Brigate Rosse, certamente uno dei momenti più drammatici della nostra storia democratica.
Ma il 9 maggio sempre del 1978 è anche il giorno nel quale la mafia uccise Peppino Impastato, vittima di un’altra forma di attacco eversivo alla nostra democrazia e allo Stato che in anni successivi si sarebbe macchiata non solo di terribili omicidi ma anche di attentati come quelli nei quali persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino e di attacchi contro il patrimonio culturale del nostro Paese.
Oggi la minaccia terroristica ha contorni diversi da allora, ma non è meno pericolosa e il suo contrasto è reso ancora più complesso dal mondo globalizzato e connesso nel quale viviamo, e quindi non dobbiamo abbassare la nostra attenzione.
Tante, troppe persone, non solo famose e conosciute sono state barbaramente assassinate nei decenni passati perché sono stati individuati come simboli da colpire, o semplicemente perché la loro morte era funzionale alla logica eversiva di questi gruppi terroristici.
In quegli anni abbiamo capito che la democrazia e la libertà non sono conquistate una volta per tutte e che bisogna che gli anticorpi nella nostra comunità siano sempre in allerta e pronti a reagire.
Abbiamo imparato anche a combattere questi nemici della nostra libertà senza rinunciare a quei princìpi di equità e rispetto dei diritti che sono alla base della nostra democrazia.
Ricordare chi ha sacrificato la propria vita per difendere la nostra democrazia, è uno degli elementi fondamentali dell’attenzione che ognuno di noi deve avere per la salvaguardia delle nostre istituzioni.
La nostra libertà la nostra sicurezza sono temi che riguardano ognuno di noi in prima persona.
Il tempo purtroppo tende ad appannare i nostri ricordi e le nostre emozioni.
Anche per questo dieci anni fa è stato inaugurato proprio il 9 maggio in una cerimonia che si tenne al Quirinale il portale online “Rete degli archivi per non dimenticare” che l’allora presidente Giorgio Napolitano indicò come “uno strumento perché l’Italia non dimentichi ma tragga insegnamenti e forza dalle tragedie che si sono abbattute sul nostro Paese”.
All’interno del sito c’è il “Muro della Memoria” che riporta i nomi, i volti e la storia di tutti coloro che in Italia sono morti per mani del terrorismo, dello stragismo e delle mafie.
Qui davanti al bronzo di Aldo Moro, ritratto nella sua sofferente dignità, voglio chiudere questo mio intervento con le parole che sua figlia Agnese ha dedicato proprio a questo “Muro della Memoria” .
Scrive Agnese Moro: “Il muro della memoria vuole preservare e far conoscere i nomi, i volti, le vite. E’ necessario farlo. La morte violenta oltre a uccidere porta via lo status di persona. Si diventa solo ed esclusivamente vittime e come tali facili da dimenticare perché oramai prive della propria storia personale…. Per molti famosi e non , il modo con il quale hanno vissuto è la ragione della loro uccisione. Conoscere quelle vite significa possedere un frammento in più di verità. Conoscere poi chi erano coloro che sono morti perché passavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato, restituisce loro l’umanità che i loro assassini hanno voluto negargli, riducendoli a oggetti e considerandoli come semplici mezzi per creare tensione reazione e paura.
Non possiamo riportarli tra noi ma possiamo ricordarli come bambini donne e uomini reali di carne e di sangue ai quali terribili ideologie, interessi e trame hanno tolto il diritto di vivere”.
Ecco io credo che queste parole di Agnese Moro ci diano in pieno la dimensione più vera e umana di questa giornata. E’ nostro compito ricordare certo gli eventi, il contesto storico e sociale in cui si sono sviluppate queste aberranti aggressioni terroristiche ma non dobbiamo dimenticare mai che dietro a questi fatti ci sono donne uomini, bambini in carne ed ossa, i loro affetti le loro famiglie, alle quali certo non possiamo restituirli ma alle quali dobbiamo vicinanza e giustizia.
Le loro speranze per il futuro della nostra comunità devono essere anche le nostre".
Sergio Giorgani