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Comunicato stampa: discorso del Sindaco in occasione della posa delle pietre di inciampo
23/01/20
Tipo notizia
Comunicati stampa
Ultimo aggiornamento: 26/02/2020
"Signore, signori, autorità
ci ritroviamo anche quest’anno per ricordare tre nostri concittadini vittime della persecuzione nazifascista con la significativa posa di altrettante pietre di inciampo qui in via Prati dove, prima di essere risucchiati nell’orrore di Auschwitz, abitavano.
Siamo qui ancora una volta, per chiederci come tutto ciò sia stato possibile e a riflettere su come evitare che una tragedia simile possa ripetersi.
Giulio Ancona, Ada Levi, la figlia Irma Ancona.
Tutti e tre nati a Padova, tutti e tre assassinati ad Auschwitz.
Qui con noi oggi c’è la nipote Maria Antonietta Ancona che ringrazio. Chissà quante volte ha pensato a Giulio, a Ada a Irma e alla loro vicenda nel dolore intimo e personale dettato dagli affetti familiari.
Ma oggi noi vogliamo ricordare pubblicamente, con la posa di queste pietre, Giulio, Ada e Irma e la loro tragica storia perché la loro memoria, il loro sacrificio, non svaniscano nell’oblio del tempo.
Il primo passo per arrivare allo sterminio degli ebrei di tutta Europa è stato negare la loro identità. Non più persone ognuna con il proprio nome e la propria storia, ma un insieme di individui indistinti accusati delle peggiori nefandezze solo per il fatto di professare la religione ebraica.
Solo così si poteva superare, e purtroppo si è superato, quel confine morale che ha permesso di trasformare gente comune, tedeschi, come italiani, in spie, delatori, che consegnavano vicini di casa, colleghi, conoscenti ai campi di concentramento, come se si trattasse di prede e non di esseri umani.
E allora, proprio per ridare un volto a Giulio, Ada e Irma ho voluto cercare una loro foto, guardare i loro visi.
Non è difficile, grazie al prezioso lavoro del Centro di documentazione ebraica contemporanea che con pazienza sta cercando di dare un volto a tutte le vittime italiane dello Shoah, raccogliendo le loro foto.
Giulio Ancona, capelli pettinati all’indietro, guarda dritto nell’obiettivo attraverso i suoi occhiali a molla, indossando un’elegante papillion.
Ada Levi, austera in un abito scuro con un filo di perle e due semplicissimi orecchini, è ritratta in un salotto ed ha uno sguardo malinconico.
Irma Ancona è invece sorridente e felice in una istantanea scattata all’aperto e porta un elegante cappellino scuro.
Ho immaginato che i loro occhi ci chiedano, semplicemente, perché?
Perché tanti italiani hanno girato la testa dall’altra parte, perché così pochi si sono ribellati a leggi tanto inumane?
Rimane a tormentarci la domanda: ma potrebbe succedere ancora?
Se la storia non si ripete mai identica, bisogna però riconoscere che i meccanismi che hanno portato allo sterminio di milioni di persone nella “civile europa” di metà Novecento, funzionano ancora.
E sono sempre gli stessi, accada in ex Yugoslavia come in Ruanda.
Per fare del male, il primo passo è considerare inferiore chi abbiamo davanti. Il passo successivo è affermare che rappresenta una minaccia per noi, la nostra comunità e per il nostro benessere.
Vale per un singolo individuo come per categorie intere di persone la cui identità individuale viene così cancellata. Numeri, senza volto e senza nome.
Il ruolo della propaganda, allora come oggi, è fondamentale, permette di rendere normale ed accettabile quello che altrimenti sarebbe semplicemente impensabile.
E’ anche per questo che non dobbiamo abbassare la guardia.
Abbiamo il dovere di ricordare i milioni di morti della Shoah, non solo ebrei ma anche omosessuali, disabili, rom, dissidenti politici, eliminati con ferocia nell’indifferenza generale.
Dobbiamo mantenere viva la nostra libertà di giudizio, la nostra capacità di indignarci e di reagire davanti alle discriminazioni di qualsiasi tipo esse siano.
E’ questo il modo migliore per onorare e ricordare Giulio, Ada e Irma, insieme alle altre vittime della follia nazifascista.
Ricordiamoci che quando parliamo della vita di un essere umano, nessuno può dire, non mi riguarda".
Sergio Giordani