Comunicato stampa: un piano per il contrasto alla povertà
L’Assessora al sociale del Comune di Padova ha presentato, all’esecutivo dei sindaci dell’ex Ulss 16, lo schema di programmazione per l’attuazione del “Piano regionale per il contrasto alla povertà” 2018/2020 da elaborare a cura dei comuni dell'ambito ex Ulss 16. Si tratta di un piano che trova finanziamento nella quota del Fondo nazionale per la lotta alla povertà (DL 15 settembre 2017, n. 147). L'importo che spetta al gruppo di 29 comuni, di cui Padova è capofila, è di circa un milione e 300 mila euro per l'anno 2018.
«Vogliamo costruire un piano per combattere le diseguaglianze determinate dalla povertà economica, educativa e sociale - spiega l’Assessora - Creare nuove occasioni di inserimenti lavorativi, metterci a fianco dei genitori per sostenerli nella loro azione educativa e ricostruire assieme alle persone più povere le loro relazioni sociali. Combattere la povertà responsabilizzando le persone senza distinzioni è la chiave per migliorare il benessere dell’intera comunità e poterlo fare a fianco degli altri comuni vicini moltiplica gli effetti positivi».
Il piano si rivolge prioritariamente ai beneficiari del Rei (Reddito di inclusione) e prevede una serie di servizi per il contrasto alla povertà: servizi domiciliari, supporto alla genitorialità, mediazione culturale. Linee strategiche che verranno declinate ad esempio in doposcuola nei quartieri, tirocini formativi per disoccupati, corsi di formazione, pasti a domicilio e altri servizi che verranno poi definiti in maniera dettagliata. Il Comune di Padova è già attivo in questo senso con diverse iniziative come ad esempio i Centri per le famiglie nei quartieri, il Progetto Ambra a sostegno delle mamme sole con figli minori e sostegni economici come quelli per il pagamento delle bollette o per la morosità incolpevole.
«Il primo passo del processo di costruzione del piano riguarda la raccolta dei dati dell’intero ambito - continua l’Assessora - Quindi vogliamo costituire accanto alla tavolo territoriale, che darà l’indirizzo politico, e al nucleo operativo d’ambito una commissione tecnica flessibile che coinvolga più soggetti, anche del volontariato e del privato sociale, per andare incontro a dei bisogni specifici. Uno degli obiettivi primari del piano è quello di potenziare il servizio sociale professionale, anche con l’assunzione di nuovi assistenti sociali nelle amministrazioni locali».
I dati Istat e il rapporto della Caritas Diocesana di Padova fotografano una situazione in cui la povertà è sempre più diffusa anche in categorie “nuove”.
Secondo il rapporto Istat 2018 infatti la povertà assoluta riguarda il 6,9% delle famiglie e l’8,4% degli individui (nel 2016 riguardava il 6,3% delle famiglie e il 7,9% degli individui), mentre la povertà relativa riguarda il 12,3% delle famiglie (contro il 10,6% nel 2016) e il 15,6% degli individui (contro il 14% nel 2016).
L’incidenza della povertà assoluta è elevata nel caso di famiglie con tre o più minori (20,9%). Anche la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie numerose: quelle con 4 componenti (si passa dai 17,1% al 19,8%) o con 5 componenti e più (dal 30,9% al 30,2%).
Questa inoltre colpisce di più le famiglie giovani, raggiungendo il 16,3% (14,6% nel 2016) se la persona di riferimento è un under 35, mentre scende al 10% nel caso di un ultra 64enne.
La Caritas di Padova invece segnala che il 43% dei casi seguiti sono quelli di coppie con figli, mentre quasi il 20% è rappresentato da persone sole e un 13,8% di persone sole coi figli. I giovani tra i 18 e 34 anni che chiedono aiuti sono l’8% e rappresentano un fenomeno nuovo.
«Le nuove emergenze sono rappresentate dalle famiglie numerose e in particolare dai giovani, tra i quali sono sempre più frequenti situazioni di disagio. Per questo è necessario intervenire con servizi rivolti in particolare alle famiglie giovani».
I dettagli del piano saranno definiti entro la fine dell’anno: «È positivo che ci siano delle risorse, stanziate dai governi precedenti, per la lotta alla povertà - conclude l’Assessora - La scelta di rivolgersi ai beneficiari del Rei è forse riduttiva, perchè la povertà in tutte le sue forse è molto più diffusa. Questi fondi possono permetterci però di garantire dei servizi che i Comuni già erogano e di liberare così delle risorse per altre iniziative. La risposta delle amministrazioni dell’ambito territoriale alle proposte che abbiamo fatto come capofila sono state positive, segno che c’è la volontà di lavorare assieme su questo fronte».