Comunicato stampa: Mostra Claudia Cervo, Ex corpore
Giovedì 27 settembre, alle ore 18.30 alla Galleria Cavour di piazza Cavour, sarà inaugurata la mostra antologica dell’artista triestina Claudia Cervo Ex corpore, organizzata dall’Assessorato alla cultura e curata da Marina Bakos, Myriam Zerbi e Federica Luser; l’esposizione rimarrà aperta al pubblico, ad ingresso libero, fino al 4 novembre 2018.
Saranno esposte più di 80 opere che coprono il suo percorso artistico dal 2003 al 2018, con un consistente corpus di lavori creati per questa occasione. Un excursus che definisce le tappe creative del suo pensiero artistico.
Si parte dall’omonima mostra del 2006 quando Cervo lavorava quasi esclusivamente sulla juta componendo figure in primissimo piano, lavorate con larghe campiture di colore puro bianco e linee di contorno che sono fili di spago che a volte delimitano, altre debordano: linee di fuga che permettono alle forme di perdersi nel vuoto intorno, in un costante scomporsi e ricomporsi della figura nello spazio. Le figure dipinte sono prive di connotazione, il contesto in cui appaiono non è riconoscibile come spazio definito, ma esiste come vuoto in cui i corpi e gli oggetti prendono forma attraverso i segni che Claudia Cervo imprime sulle tele. I loro atteggiamenti riferiscono di profonde emozioni, espressioni della condizione umana originaria.
Nel 2010 con il ciclo Ritmo ternario l’artista sente il bisogno di confrontarsi con il ciclo della vita, nascita, vita, morte, creando composizioni più complesse, in cui le figure condividono il medesimo spazio. Nasce così nel 2011 anche il ciclo delle Folle: il filo che fino a poco prima contorceva e allungava i corpi in un ganglio di energie vitali, ora si distende a delineare figure apparentemente identiche, ancora una volta senza alcuna connotazione individuale, rappresentanti di una comunità indistinta che convenzionalmente chiamiamo Umanità.
Da qui parte la sua sperimentazione di materiali diversi: così il colore non è più pigmento ma stratificazione di carte veline, che le permettono di lavorare sulle trasparenze, sciogliendo le forme per raggiungere l’essenza di esse. Nel ciclo Veli del 2015 protagonisti sono la leggerezza, il soffio della vita che ci anima, l’attimo impigliato nel suo farsi.
“La fragilità è forza nell’arte sottile e raffinata di questa artista”, scrive Myriam Zerbi, una delle curatrici della mostra “Claudia Cervo è convinta che l’arte sia un’emozione necessaria e primigenia che deve arrivare al fruitore con pienezza e in modo diretto e in chi guarda, mentre l’emozione evoca suggestioni e accende nuova sensualità, prende forma, luminoso e rassicurante, il presagio che la bellezza non sia lingua del tutto perduta”.
Oggi la ricerca di Claudia Cervo la porta ad osservare il dettaglio del corpo umano, a individuare dei particolari - le pieghe di una mano, di un ginocchio - e a riportarli sulla tela in un reticolo di segni sottilissimi. “La fisicità è diventata pura memoria, un rigo elegante e lieve che enfatizza un silenzio assoluto in cui poter ascoltare ogni minimo palpito di vita”, come scrive Marina Bakos.