Comunicato stampa: femminicidio e violenza sulle donne. Firmato un protocollo
Sono 64 le donne uccise quest’anno nel nostro paese per mano di un marito o ex partner. L’ultima ieri sera a Merano, Alexadra, 34 anni, due figli piccoli.
In Veneto sono quattro le donne ammazzate dall’inizio dell’anno, dai loro mariti o ex. La nostra Regione è infatti insieme a Lombardia, Campania ed Emilia Romagna in testa alle classifiche per numero di femminicidi e violenza contro le donne. (dati Eures e Istat).
Quando parliamo di femminicidio intendiamo l’omicidio di una donna in quanto donna. Ed in Italia è l’unico crimine che non diminuisce, ma che è aumentato del 10% negli ultimi 15 anni rispetto agli altri omicidi. Infatti se in termini assoluti gli omicidi nel nostro paese sono diminuiti di quasi la metà, i femminicidi al contrario si mantengono costanti. Stragi che si perpetrano in famiglia, per la maggior parte dei casi l’omicida è il coniuge della vittima (44%), ex (16,5%) o partner/amante (3,5%) . [dati Eures 2016]
Stragi spesso annunciate. In un terzo dei casi la donna aveva denunciato il maltrattante e nel 69% dei casi le violenze erano conosciute da familiari o amici. Questo induce a pensare che ci sia una sottovalutazione della violenza intrafamiliare. Infatti, se di fronte ad un femminicidio il livello di indignazione e condanna sociale è pressoché unanime, giustamente, lo stesso non si può invece dire rispetto alle altre quotidiane manifestazioni della violenza contro le donne. Questo fenomeno è ancora troppo poco conosciuto, sia nelle sue dinamiche sia nelle conseguenze che esso porta, da parte dei servizi e delle istituzioni che nel territorio dovrebbero occuparsi di prevenire e contrastare gli episodi di violenza, garantendo tutela e protezione alle donne e ai/alle loro figli/e.
Molto spesso, infatti, la donna viene ritenuta colpevole e addirittura la causa della violenza, viene giudicata per non essersene andata in tempo, quando la violenza era ancora "lieve", non viene creduta, o viene lasciata sola. Questo a causa della cultura patriarcale in cui viviamo che pone la donna in una posizione di subordinazione rispetto all’uomo sia all’interno della famiglia, sia nella società e che determina così rapporti di potere diseguali che cominciano con le discriminazioni, continuano con le violenze e epilogano con i femminicidi.
Per affrontare questo fenomeno c’è bisogno di un profondo cambiamento culturale, che deve necessariamente partire dal riconoscimento della dimensione di genere della violenza, dello squilibrio di potere tra uomini e donne nel lavoro, in famiglia, in politica e nella società. Riconoscere questo significa attuare politiche specifiche e mirate in grado di superare queste diseguaglianze che portano 1 donna su 3 a vivere la violenza. Bisogna partire dal sistema educativo prevedendo percorsi di educazione all’affettività e sugli stereotipi di genere per arrivare a scardinare quei ruoli atavici che relegano le donne a brave madri di famiglia e gli uomini a lavoratori indefessi per mantenere moglie e figli. C’è bisogno di formazione degli operatori sociali e socio sanitari, delle forze dell’ordine e degli amministratori.
Da anni il Comune di Padova è impegnato nel contrasto alla violenza contro le donne, attraverso un sistema di accoglienza che prevede una Casa di fuga e una Casa per l’autonomia, gestite rispettivamente dal Centro Veneto progetti donna e dalla Croce Rossa di Padova. Inoltre, nell’ultimo anno è impegnato con i Centri antiviolenza delle Provincie di Padova, Belluno, Treviso e Venezia in un’importante attività di sensibilizzazione e comunicazione che prevede diverse azioni, dalle campagne di sensibilizzazione, alla formazione dei giornalisti.
E ancora, nell’ottica di migliorare la risposta alle richieste di aiuto ai servizi del territorio, il Settore Servizi Sociali del Comune di Padova ha firmato un Protocollo di collaborazione insieme al Centro Veneto progetti donna, Croce Rossa di Padova e Gruppo R che mira a rafforzare e rendere fluido e omogeneo il percorso delle donne di fuoriuscita dalla violenza.
«Questo protocollo rafforza la rete che stiamo costruendo per le donne vittime di violenza – spiega l’assessora alle pari opportunità del Comune di Padova, Marta Nalin – Solo mettendo assieme esperienze e competenze di associazioni, privato sociale e istituzioni è possibile cercare di intervenire efficacemente per dare risposte concrete di fronte a un problema sempre più presente, ma ancora troppo sottovalutato. Spesso si guarda ai nemici che vengono da lontano ma si è miopi di fronte a quella che arriva dalle persone più vicine, come nel caso della violenza intrafamiliare».
Questo documento infatti prevede la presa in carico da parte dei servizi sociali dei casi di violenza in stretta collaborazione con il Centro antiviolenza. Una collaborazione sempre più necessaria viste le 250 donne residenti nel Comune di Padova accolte dal Centro antiviolenza nei primi otto mesi del 2018.