Comunicato stampa: consegnato dal sindaco Sergio Giordani a padre Giuseppe Ungaro, decano del Santo, il Sigillo della Città di Padova
Questa mattina, nella Sala dello Studio teologico della Basilica del Santo, padre Giuseppe Ungaro, 99 enne francescano del Convento di San’Antonio molto amato dai padovani, ha ricevuto dalle mani del sindaco Sergio Giordani il “Sigillo della Città”.
Un riconoscimento che l’Amministrazione comunale ha voluto conferirgli per il suo impegno sociale a favore dei poveri e dei sofferenti delle nostre periferie.
Nel 1972 padre Ungaro ha fondato a Padova l’Armadio del povero, una struttura di sostegno concreto attraverso la quale sono state aiutate in questi anni migliaia di famiglie italiane e straniere.
Nell’introdurre la cerimonia, padre Oliviero Svanera, rettore della Basilica del Santo, ha espresso la gioia per questo riconoscimento al confratello da parte di tutti i frati del Santo, dove padre Ungaro è di famiglia dal 1970: «La sua figura, con questa lunga barba bianca da antico patriarca, e la sua storia colpiscono sempre. Lui incarna l’insegnamento di sant’Antonio, ovvero quel “Vangelo e carità” che è diventato lo slogan del suo agire. Il suo zelo è un esempio per tutti, ha dedicato la sua vita all’annuncio della Parola. E ancora oggi, alle 4.30 del mattino è in basilica a pregare e ogni sera esce per predicare. Lo ringraziamo per questa grande testimonianza di fede».
Il sindaco di Padova Sergio Giordani, consegnando il “Sigillo della Città” a padre Ungaro, ha posto l’accento sull’insegnamento che il frate dà con il suo impegno per le persone più fragili: «Quando l’ho conosciuta sono rimasto affascinato. In questo periodo dove siamo tutti in difficoltà dal punto di vista umano, lei ci ricorda che ognuno di noi può essere missionario nella sua terra, che per fare del bene non occorre andare in capo al mondo e che qui attorno a noi sono tante le persone che hanno bisogno del nostro aiuto. Ci dice che il bene si può fare con discrezione e umiltà, non perché la povertà debba essere nascosta come qualcosa di non decoroso, ma perché prima di tutto viene la dignità di chi vive sulla propria pelle questa condizione».
Dignità delle persone che “fra Giuseppe” ha sempre messo al centro della sua azione. Nel ringraziare il primo cittadino e l’intera città per questo riconoscimento, il francescano ha ricordato: «Sono in una situazione di pace. Primo perché lavoro sempre con sant’Antonio vicino, proprio con lui. Secondo perché la mia comunità al Santo mi sostiene in ogni momento. Terzo perché la mia associazione è aiutata da molte persone: i volontari che si impegnano dalla mattina alla sera per aiutare i bisognosi, l’Amministrazione che ci ospita in una sede comunale e la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che ci sostiene. Sono una persona molto molto felice».
Oltre a padre Ungaro, altri frati del Santo sono stati insigniti del “Sigillo della Città” di Padova: l’86 enne padre Luigi Francesco Ruffato, per meriti culturali, tutt’ora in attività, e padre Virgilio Gamboso (1929-2011), uno dei massimi studiosi antoniani.
Dalla parte dei poveri, con un cuore missionario, padre Ungaro ha conosciuto nella sua lunga vita ben tre santi francescani (Massimiliano Kolbe, Leopoldo Mandic´ e Pio da Pietrelcina) e quattro papi (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II).
Vive da 48 nella comunità della Basilica del Santo. Vi era già stato come novizio negli anni 1936-37.
Nato a Padova nel 1919 e battezzato nel santuario antoniano dell’Arcella, a soli 12 anni, nel 1931, entra nel seminario dei francescani conventuali di Camposampiero.
Seguono gli studi classici e quelli teologici (cum laude) fino a giungere, nel 1944, già professo solenne, all’ordinazione sacerdotale.
Prima di risiedere a Padova ha organizzato, per ben 32 anni, le missioni popolari promosse dai francescani conventuali.
È stato parroco per ventisei anni: prima a Sabaudia (dove fu tra i promotori della bonifica di quel territorio) e Borgo Vodice (Roma) e poi ai Frari (Venezia).
Tutt’ora attivo nella comunità del Santo, oltre a occuparsi dell’Armadio del povero è anche assistente spirituale in carcere, e quotidianamente incontra famiglie in difficoltà e persone uscite di prigione. «Perché - come ha raccontato recentemente sulle colonne del mensile “Messaggero di sant’Antonio” - ogni uomo e donna ha la propria dignità. E va difesa. E in tutti vi è la presenza di Gesù».