Via San Francesco
Via San Francesco: una passeggiata tra storia, palazzi antichi ma anche tra librerie, botteghe di numismatica, negozi di antiquariato; specchio di antiche tradizioni artigianali.
Il percorso lungo la via Portici Alti, così veniva chiamata dai padovani, comincia da quello che era l'ingresso a sud ovest della città, la Porta Pontecorvo.
Imboccando via San Francesco si ammira, alla sinistra, la Basilica del Santo ed alla destra le propaggini del Giardino Treves, realizzato su progetto dello Jappelli.
I primi tre palazzi che incontriamo, per la loro sobrietà si pongono nella via dialogando con essa in modo silenzioso ma non per questo di poco conto.
Palazzo Massimo - Asti che conserva affreschi seicenteschi o Palazzo Bonmartini che rimane vivo nel ricordo dei padovani per la clamorosa vicenda giudiziaria del secolo, che seguì all'assassinio del conte Francesco Bonmartini, o Casa Santuliana, cinquecentesca, attribuita ad Andrea da Valle. Presso il pozzo detto Campion, che si trovava qui, fu fondato nel 1367 da Pietro di Cambio de' Boateri il collegio Tornacense Campion. Organizzatore del collegio era Albicio dei Brancasecchi di Lucca, canonico di S.Maria di Tournai (Tornacensis). Questa istituzione (attiva sino al 1822, quando fu spostata al Seminario Maggiore) si occupava del mantenimento di sei chierici poveri che studiassero diritto canonico all'Università. Nel 1850 Giovanni Sarto (San Pio X) entrò nel Seminario come parte deii cosiddetti "graziandi", gli studenti provenienti dalle diocesi di Padova, Treviso, Venezia o Tournai in Belgio che potevano occupare uno dei posti gratuiti previsti dal Collegio Tornacense.
Proseguendo incontriamo Palazzo Orsato, già abitato dall'illustre famiglia padovana in particolare dallo storico Sertorio Orsato. Oltre un portone carrabile, il Palazzo Giusti, con tre archi bugnati e facciata centrale con pilastri corinzi.
Segue Palazzo Orsato Lazara Giusti del Giardino. Nel XV secolo fu residenza degli Orsato, famiglia che annoverò membri illustri, il cui stemma si può ammirare sulla colonna posta nell'androne d'entrata. Durante la prima guerra mondiale ospitò l'allora Principe Vittorio Emanuele. Sulla lapide, posta nel portico, è possibile leggere i versi della Canzone della Nave che ricordano che in questo palazzo s'insediò dal 1943 al 1945 la famigerata banda Carità, una banda paramilitare fascista che imperversò a Padova imprigionando e torturando partigiani e patrioti. Oggi sede della Società del Casino Pedrocchi, un'associazione privata, centro di cultura, di lettura e di memorie storiche.
Al civico 61 la Scuola della Carità (dal sito salvalarte.legambientepadova.it), sede della omonima Confraternita dedita alla cura dei poveri e dei malati, dove si possono ammirare i cicli di affreschi di Dario Varotari e di Girolamo dal Santo.
Al di là della strada, attraverso i silenzi d'arcate soffuse, vi era l'ingresso all'Ospedale di S. Francesco che si univa con i suoi undici archi acuti del portico ai ventisei archi della Chiesa e del Convento di S. Francesco. Iniziato nel 1414, l'ospedale, funzionò sino al 1798 e nel 1543 vi fu istituita una clinica medica per gli studenti di medicina, prima nel suo genere.
Qui, alla nostra sinistra, troviamo l'imbocco di via Galilei, un'altra via che testimonia la ricchezza artistica di questa contrada.
Continuando in via San Francesco, al civico 39, incontriamo Palazzo Papafava, considerevole testimonianza del Rinascimento patavino con le sue quattro arcate e con fascia d'affreschi cinquecenteschi. All'angolo con vicolo Santa Margherita scorgiamo, sul sito di un precedente monastero appartenente ad un ordine femminile veneziano, l'Oratorio di S.Margherita (dal sito salvalarte.legambientepadova.it), eretto nel 1748, testimone di un precoce neoclassicismo dato dalla sua sobria eleganza e dalla facciata in pietra d'Istria. Dopo la chiesa il palazzo cinquecentesco, Palazzo Marcello, che nel disegno delle finestre e negli obelischi che sorgono sulla sommità della facciata, ricorda i modi dell'architetto bergamasco Andrea Moroni.
Proseguendo, al civico 13, incontriamo Palazzo Sala, poi Francesconi, costruito nel 1507. E' attribuito a Lorenzo da Bologna per la ricca facciata di gusto "ferrarese" (bugnato a punte di diamante, architravi, poggioli ecc.). All'interno scultura di Pagano Sala e affreschi di Domenico Campagnola.
Procedendo incontriamo al di là della strada Palazzo Romanin Jacur, di impianto trecentesco ma completamente rifatto nell'800. Denominato la "Cà d'Oro" ricorda, infatti, gli edifici veneziani. Non ha nessun fondamento storico invece, la romantica epigrafe che afferma che qui avrebbe dimorato Dante nel 1306, pur rimanendo indiscussa la sua presenza a Padova. Alla fine della via, sulla destra, poco prima dell'ala meridionale del Bo', scorgiamo ai numeri 16-24 la facciata dello scomparso Palazzo Trieste in stile neoclassico, sede nell'ottocento della tipografia Crescini dove veniva stampato il settimanale "Il Caffè Pedrocchi".
Arriviamo al "Canton del Gallo" (l'angolo del Gallo), cioè all'incrocio con via Roma e via VIII Febbraio, così detto per la presenza di una locanda che aveva come insegna un gallo, dove termina via San Francesco che si svolgeva in modo unitario fino a Pontecorvo, senza la "frattura" che incontriamo oggi con la soppressione di Ponte S. Lorenzo (nonché la creazione di Riviera Ponti Romani) e l'apertura di Piazza Antenore.
Dove si trova: via San Francesco si estende da piazzale Pontecorvo all'incontro delle vie Roma e VIII Febbraio (Canton del Gallo)
Per approfondimenti: salvalarte.legambientepadova.it, Ospedale S. Francesco e Museo della Medicina