Mustafa Aga Azizoglu
Nato da una famiglia originaria di Bagdad, trasferitasi in Turchia da molte generazioni, Mustafa Ağa Azizoğlou era beledye reisi, sindaco di Malatya, quando iniziò il genocidio del popolo armeno nel 1915.
Alla vigilia della prima guerra mondiale Malatya contava circa 35.000 abitanti, di cui un terzo era costituito da armeni. Durante il genocidio, dal giugno a settembre 1915, la città divenne centro di transito dei convogli dei deportati che, provenienti da nord, viaggiavano verso ovest. Il sindaco fece tutto quanto era in suo potere per attenuare gli effetti dei provvedimenti attuati sul posto dal mutassarif (sottoprefetto) Rashid Bey, nominato appositamente da Costantinopoli, che fece uscire dalle prigioni i delinquenti comuni e li inquadrò nei famigerati squadroni di cetè, l’Organizzazione Speciale, con il compito di assalire i deportati, depredarli di tutto e trucidarli senza pietà.
Mustafa Ağa Azizoğlou non si limitò a disapprovare le disposizioni messe in atto dal governo del suo Paese, ma denunciò apertamente le violenze e gli eccidi avvenuti nelle zone vicine alla sua città, tra cui lo sterminio di un battaglione di 1200 coscritti armeni, che dopo essere stati disarmati e inviati ai lavori forzati nella costruzione di strade a Ciftik, furono massacrati l’11giugno 1915, nei pressi del villaggio di Pirot, da uno squadrone di cetè. I principali interlocutori a cui questo coraggioso sindaco esprimeva il suo sgomento e la richiesta di denunciare quell’evidente progetto di sterminio, erano i missionari tedeschi presenti in città con una istituzione per non vedenti nota con il nome di Bethesda. La loro iniziale diffidenza fu superata nell’arco di pochi mesi, quando presero atto che la popolazione armena stava subendo una serie di inaudite atrocità per volontà del Governo ottomano.
Proprio grazie ai diari di questi missionari disponiamo di molte informazioni sull’operato di Mustafa Ağa Azizoğlou. Tramite loro sappiamo che il sindaco di Malatya «dava asilo a volte fino a quaranta persone» nella propria abitazione e che cercò di coinvolgere il più possibile la missione Bethesda stessa: su sollecitazione di Azizoğlou, essa ospitò fino a 240 armeni all’interno del proprio terreno. Il sindaco Azizoğlu provvedeva a fornire le tende e il supporto logistico necessario. Per questo suo comportamento fu bruscamente rimosso dall’incarico.
Pochi anni più tardi fu assassinato da uno dei suoi figli, membro fanatico dei Giovani Turchi, che riteneva inammissibile che il padre non avesse obbedito ciecamente alla ragion di Stato al fine di garantire l’integrità del popolo turco. Il padre aveva cercato, invano, di convincerlo che anzitutto si deve obbedire alla propria coscienza e che il rispetto verso ogni essere umano è fondamento della dignità di un intero popolo. Nel 2013 Mustafa Ağa Azizoğlu è stato inserito nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova e nel 2015 nel Bosco dei Giusti di Solaro, in provincia di Milano.