Comunicato stampa: Pua Isola di Torre, l'Amministrazione sottolinea le ragioni del no al Piano, e conferma la volontà di ricorrere al Consiglio di Stato
L’assessore Ragona: “Questo Pua non rispetta alcuno degli obiettivi del nostro Piano degli interventi e i proponenti non hanno neppure partecipato ai bandi per definire con il Consiglio comunale i progetti da inserire nel Piano stesso”
Il 29 maggio 2021 è decaduto il Piano degli interventi in vigore, di conseguenza sono decadute tutte le previsioni: tutte le zone di espansione, dal 30 maggio scorso, non hanno più l‘edificabilità, a meno che non fossero oggetto di progetti già approvati o salvo concessione di una proroga.
Tra questi il Piano denominato Isola di Torre, circa 34.000 metri quadri di superficie edificabile e 20.000 metri cubi, ovvero 25 edifici con destinazione d’uso residenziale.
Il Pua Isola di Torre era un piano urbanistico adottato e non approvato per cui i privati, con la decadenza del piano degli Interventi e come previsto dall’art. 18, comma 7 bis della legge regionale n. 11/2004, hanno fatto richiesta di proroga.
Con la deliberazione della Giunta comunale n. 279 del 01/06/2021, è stato però espresso parere negativo a tutte le istanze presentate per la proroga del termine quinquennale delle previsioni del Piano degli interventi in decadenza, tra le quali anche quella presentata dai lottizzanti del Pua tra le vie Isola di Torre, Corfù, Candia e Cipro.
La proroga è stata negata perché, secondo l’Amministrazione comunale, il Pua Isola di Torre è poco coerente con gli obiettivi strategici delineati dal documento del Sindaco, che ha avviato la redazione del nuovo Piano degli interventi e fissato gli obiettivi e le linee guida per la redazione del nuovo strumento urbanistico. Si tratta infatti di un perequazione ambientale confermata nel Piano degli interventi della scorsa Amministrazione e che mostra oggi scarso interesse pubblico.
In sostanza, il progetto in essere elaborato molti anni fa, non solo non persegue persegue l’obiettivo del contenimento del consumo del suolo, ma non risponde neppure all’obiettivo di potenziare la “Città a 15 minuti”.
I proponenti, una volta negata la proroga e ritenuto di non presentare un progetto differente tramite i bandi del Piano degli interventi, hanno quindi valutato di fare ricorso al Tar, il quale con la sentenza n. 01245/2021 pronunciata a seguito del ricorso amministrativo, ha valutato non sufficienti le motivazioni che hanno spinto il Comune di Padova a non concedere la proroga.
Per questo la Giunta comunale ha votato una delibera in cui dichiara di volere impugnare la sentenza del Tar.
L’assessore all'urbanistica Andrea Ragona commenta: “Siamo convinti questo sia un caso in cui andare avanti. Abbiamo ragione e lo vogliamo dimostrare. Un diritto concesso anni fa non può rispondere alle esigenze di oggi e non può farlo dal momento che non rispetta nessuno degli obiettivi che ci siamo posti nella redazione del nuovo Piano degli interventi.
Molto spesso si sente dire che per bloccare il cemento sia sufficiente bloccare i lavori e i progetti di un proponente. Questa invece è la dimostrazione che non è mai così facile perché anche in casi come questo, dove la legge è chiarissima (ovvero dice che allo scadere del Piano decadono le previsioni non approvate), ci troviamo a dover impugnare sentenze del Tar.
In questo caso i proponenti non avevano nemmeno sfruttato l’opportunità di partecipare ai bandi che abbiamo pubblicato nei mesi scorsi per definire assieme al Consiglio comunale quali progetti inserire nel Piano degli interventi. Dopo questa sentenza del Tar rimaniamo fermi sulle nostre posizioni e siamo disposti ad andare in Consiglio di Stato motivando meglio le nostre decisioni”.