Comunicato stampa: discorso del sindaco Sergio Giordani in occasione del 76° anniversario della Liberazione
"Autorità civili, religiose, e militari, signore e signori,
il 25 aprile. giorno della Liberazione. è una data fondamentale per la nostra storia. 76 anni fa lo sforzo congiunto delle truppe di liberazione, delle forze partigiane e dei tanti italiani che pur non prendendo in mano le armi hanno combattuto il nazifascismo, metteva fine a oltre 20 anni di dittatura, a una guerra che aveva seminato lutti e dolore e messo in ginocchio il nostro Paese.
Sono passati 76 anni di pace, di ricostruzione, di crescita sociale ed economica, di consolidamento della libertà e della democrazia.
Anni attraversati anche da momenti difficili, nei quali il Paese ha saputo ricompattarsi al di là delle diverse appartenenze politiche.
Penso al senso di unità e di solidarietà che tutti gli italiani hanno ritrovato e manifestato in occasione delle grandi calamità naturali, come l’alluvione del 1966 o i terremoti in Friuli e in Irpinia, ma anche la compattezza con la quale sono stati superati gli anni bui del terrorismo che molte cicatrici ha lasciato anche nella nostra città.
Questo 25 aprile, per la seconda volta, è celebrato mentre il Paese attraversa una pandemia mondiale senza precedenti nella storia recente
Siamo tutti molto stanchi e preoccupati, per la situazione sanitaria, ma anche e giustamente per la crisi economica in cui siamo precipitati.
Capisco chi da un anno non lavora, chi ha visto svanire in questi mesi i sacrifici di una vita, chi non sa se domani riuscirà a ripartire. Capisco la loro preoccupazione e comprendo anche la loro esasperazione.
Però voglio dire una cosa chiara: non ci può essere ripartenza senza sicurezza sanitaria. Dividersi e scontrarsi tra rigoristi e aperturisti non ha senso. Bisogna far marciare assieme, in modo parallelo e coordinato la campagna vaccinale e la progressiva riapertura di tutte le attività.
Per questo mi auguro che anche in questa emergenza nazionale sappiamo tutti ritrovare quello spirito di comunità, quella solidarietà e unità d’intenti che ha permesso al nostro Paese di superare le durissime prove a cui ho accennato prima.
Oggi è il 25 aprile ed è nostro compito e dovere, mettere al centro delle nostre riflessioni i valori per i quali tanti nostri connazionali sono morti, valori sui quali si è costruita la nostra Repubblica.
Lo ho detto altre volte, la democrazia e la libertà conquistate anche con la lotta di liberazione non sono una condizione che una volta data è immutabile: vanno difese, custodite e curate ogni giorno, con i nostri comportamenti e con la consapevolezza i quanto sono costate.
I testimoni di quei giorni, man mano che passano gli anni, ci lasciano, ma l’oblio del tempo non deve scendere su di loro, sulle loro storie, sui loro ideali che sono ancora i nostri.
Abbiamo, tutti, anche i più giovani, un debito di riconoscenza verso di loro.
Anche per questo abbiamo voluto conferire oggi la Medaglia della Città di Padova ai quattro partigiani padovani che ancora sono con noi.
I loro nomi sono noti a chi ha raccontato e descritto la lotta di liberazione nel Veneto: sono Emilio Pegoraro, Celio Bottaro, Clara Doralice e Franco Marin.
A loro che non possono essere fisicamente qui con noi, mandiamo un caloroso applauso.
Mi auguro che tanti di voi leggano e approfondiscano le loro storie.
E mi fa particolarmente piacere che tra loro ci sia una donna: Clara Doralice, 95 anni, Enza il suo nome da partigiana. In una recente intervista ha ricordato con semplicità come molti ragazze e ragazzi della sua generazione hanno sacrificato la loro giovinezza per la libertà.
Perché le donne hanno avuto un ruolo fondamentale nella resistenza: non solo come supporto agli uomini in clandestinità o come staffette, ma anche, armi alla mano, come combattenti.
Un ruolo che, duole dirlo, non è stato molto valorizzato fino a pochi anni fa.
Eppure anche i crudi numeri danno conto di un contributo di lotta e di sangue davvero importante. Perché dietro a questi numeri ci sono delle persone, delle donne, molte delle quali hanno pagato con la vita la loro scelta di libertà.
Furono circa 35 mila le donne che parteciparono direttamente alla Resistenza delle 70 mila che aderirono ai Gruppi di difesa della donna. 1.859 di loro furono vittime di violenze e stupri, 4.635 arrestate, torturate e condannate, 2.750 deportate, 623 fucilate o cadute in azione.
Tra queste donne ricordiamo, tra le altre, due figure di spicco originarie della nostra regione: la prima, Tina Anselmi, staffetta partigiana col nome di Gabriella, che pedalava per più di 100km al giorno per collegare le brigate partigiane in Veneto e poi prima donna ministro della Repubblica.
La seconda, Lina Merlin, che dopo l’8 settembre prese parte attiva alla Resistenza e organizzò con Ada Gobetti, Laura Conti e altre donne antifasciste i “Gruppi di difesa della donna”. Quella Lina Merlin che sarà componente dell’Assemblea Costituente e prima donna eletta al Senato dove il prossimo 11 maggio sarà collocato il suo busto in bronzo su iniziativa della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Comitato Lina Merlin e della nostra Amministrazione.
Donne che come tante altre, poi ritornate alla vita civile e meno famose hanno contribuito a fondare e costruire il nostro Paese.
Torniamo in qualche modo al discorso iniziale: nei momenti di necessità dobbiamo mettere da parte le differenze, le diversità di opinione, il genere. Dobbiamo far prevalere non gli egoismi e i particolarismi ma il bene comune e la solidarietà
Un messaggio che abbiamo il dovere di trasmettere alle nuove generazioni, così fortunate da vivere in un paese libero, che non hanno mai conosciuto la guerra.
Giovani che, quando scoprono le storie delle donne e degli uomini che hanno fatto la Resistenza, diventano curiosi e attenti e per la maggior parte non sono indifferenti e distratti davanti a parole come libertà, democrazia e sacrificio.
Sta a noi non lasciare svanire la forza dei valori che oggi celebriamo, in una giornata che è di tutti e tutt’altro che un rito appannato dal tempo.
Abbiamo dimostrato in questi mesi forza, coesione sociale, solidarietà.
Guardiamo avanti, assieme con fiducia.
Buon 25 aprile a tutti i padovani".
Sergio Giordani