Comunicato stampa: Giovedì 8 agosto. I Notturni d’Arte all'Orto botanico
Molte specie giunte a noi da paesi lontani, come la patata, sono state introdotte in Italia per la prima volta proprio dall’orto padovano, dove sono coltivate oltre 6000 piante cui si aggiungono le 1300 che fanno parte del più recente Giardino della Biodiversità, che mostra le diverse condizioni climatiche e di vegetazione presenti sulla Terra.
La rassegna Notturni d’Arte, prodotta dall’Assessorato cultura e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, è dedicata quest’anno al tema del viaggio.
Istituito su sollecitazione di Francesco Bonafede, docente e studioso dei “semplici”, le piante medicinali, per avere un luogo in cui coltivare e studiare le erbe ad uso terapeutico, potendo contare sulla loro osservazione diretta, è l'unico orto al mondo ad aver conservato l'ubicazione originaria ed anche gran parte delle caratteristiche del suo suggestivo impianto cinquecentesco. Ben presto l’Orto divenne un luogo di grande interesse per la rarità dei vegetali in esso contenuti, tanto che, già pochi anni dopo la fondazione, si rese necessaria la costruzione di un muro di recinzione a difesa delle preziose piante ospitate.
Nell’Orto botanico di Padova sono avvenute le sperimentazioni più innovative di coltivazione e acclimatazione di specie esotiche: beneficiando dei possedimenti e degli scambi della Repubblica di Venezia, da cui la nostra città dipese dal 1405 al 1797, qui furono introdotte per la prima volta in Italia e in Europa specie non autoctone oggi molto diffuse come la patata. La pianta più antica presente è la palma di San Pietro nota come Palma di Goethe, messa a dimora nel 1585, così chiamata per aver ispirato al noto poeta e scrittore tedesco, in visita alla città nel settembre del 1786, una teoria sulla metamorfosi delle piante.
La storia dell’Orto botanico di Padova è quindi anche una storia di viaggio.
Da Padova sono transitate gran parte delle specie importate in Italia e molti direttori dell’Orto botanico sono stati, oltre che botanici, veri e propri esploratori, in un'epoca in cui di ritorno dai propri viaggi spesso si portavano piante e spezie.
Il caffè, ad esempio, venne importato per la prima volta in Europa a fine Cinquecento nella città di Venezia. A portarlo con sé, di ritorno da uno dei suoi viaggi, fu Prospero Alpini. Direttore dell’Orto botanico di Padova dal 1603 al 1616, Alpini trascorse alcuni anni della sua vita in Egitto, dove la pianta del caffè era utilizzata per produrre un decotto dalle proprietà medicinali.
La storia dell’Orto patavino si lega anche a quella del girasole, introdotto nel 1568 dall’America settentrionale, dell’agave, arrivata nel 1561 dal Messico, e ancora all’introduzione del Cedro dell’Himalaya e del bambù.
Info:
Info rassegna: cell. 366 6436212, da lunedì a venerdì orario 9-13