Contenuto archiviato per fini storici di documentazione.
Comunicato stampa: sabato 18 agosto i Notturni d’Arte ad Arquà con il Petrarca
14/08/18
Tipo notizia
Comunicati stampa
Ultimo aggiornamento: 15/11/2018
"Francesco Petrarca e Francesco da Carrara: un’amicizia che ha segnato due vite straordinarie" è il titolo dell’appuntamento dei Notturni d’Arte in programma sabato 18 agosto con visite guidate alla Casa di Arquà del grande poeta e letterato, che nel 1369, ormai anziano e malato, aveva fissato la sua dimora nel tranquillo villaggio euganeo vicino a Padova, per trascorrervi gli ultimi anni di vita attendendo agli amati studi. Appuntamento alle ore 20:30 in via Valleselle, 4.
Continua con altre importanti testimonianze della cultura del Trecento la rassegna prodotta dall’Assessorato alla cultura del Comune di Padova e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dalla Cassa di Risparmio del Veneto – Gruppo Intesa-Sanpaolo, che quest’anno ha come tema Padova Urbs picta, città dipinta candidata alla lista del Patrimonio dell'Umanità con l’eccezionale gruppo di affreschi del '300, ancor oggi visibili in otto edifici: Cappella degli Scrovegni, Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, Palazzo della Ragione, Battistero della Cattedrale, Cappella della Reggia Carrarese, Basilica del Santo, Oratorio di San Giorgio, Oratorio di San Michele.
Il rapporto tra Petrarca e i Carraresi iniziò nel 1349, quando il poeta, allora a Parma, accolse l'invito di Giacomo II da Carrara, suo sincero ammiratore, su sollecitazione forse del vescovo della città Ildebrandino Conti, uomo di grandissima cultura, e si recò per la prima volta a Padova. Gli fu concesso uno dei canonicati della Cattedrale patavina, carica che costituiva una fonte di reddito sicura; gli fu anche assegnata una casa nei pressi della Cattedrale e della Reggia Carrarese. Petrarca riprese ben presto le sue peregrinazioni: fu spesso ospite presso le corti dei potenti che lo reclamavano, ma non mancarono le visite a Padova.
Dopo la tragica morte di Giacomo, per il quale il poeta, sinceramente addolorato, dettò l’epitaffio funebre, inciso sulla lapide sotto il monumento funerario nella chiesa di Sant’Agostino (demolita nel 1819) e ora nella chiesa degli Eremitani, Petrarca fu spesso ospite di Francesco il Vecchio, figlio e successore di Giacomo, che divenne suo amico personale. A lui rivolse il trattato sui doveri del principe e sul buon governo, per lui accettò, pur vecchio e debole, di accompagnare in ambasceria suo figlio Francesco Novello a Venezia dopo la bruciante sconfitta subita dal Carrarese nel 1373.
L’approdo definitivo a Padova avvenne nel 1368: Petrarca ricevette la casa di Arquà in dono da Francesco il Vecchio e la fece restaurare ampliandola con nuovi terreni. Fece unire i due corpi di fabbrica originari e adibì ad abitazione per sé e la sua famiglia il piano sopraelevato dell’edificio situato a sinistra, destinando alla servitù e ai servizi l’edificio di destra. Davanti alla casa c’era il giardino, sul retro il brolo: Petrarca amava le piante e si dedicò alla loro cura nelle numerose case che abitò. All’interno dell’abitazione Petrarca fece modificare la distribuzione degli ambienti: nella parte padronale la stanza centrale divenne salone di rappresentanza e di collegamento, illuminata da una grande finestra dalla parte del giardino e chiusa da un camino dalla parte del brolo, la stanza a sinistra fu divisa in due per ricavarne uno studiolo, che venne affrescato con motivi a finte tende e stemmi; le finestre furono rifatte in stile gotico e furono aggiunti due balconi e tre camini.
Ad Arquà morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374, dopo avervi trascorso gli ultimi anni di vita in compagnia dei libri prediletti, circondato dall’affetto dei familiari, degli amici e dei servitori fedeli. Il 24 luglio nel centro euganeo furono celebrati i solenni funerali del poeta alla presenza di Francesco il Vecchio e delle principali autorità patavine.
Continua con altre importanti testimonianze della cultura del Trecento la rassegna prodotta dall’Assessorato alla cultura del Comune di Padova e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dalla Cassa di Risparmio del Veneto – Gruppo Intesa-Sanpaolo, che quest’anno ha come tema Padova Urbs picta, città dipinta candidata alla lista del Patrimonio dell'Umanità con l’eccezionale gruppo di affreschi del '300, ancor oggi visibili in otto edifici: Cappella degli Scrovegni, Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, Palazzo della Ragione, Battistero della Cattedrale, Cappella della Reggia Carrarese, Basilica del Santo, Oratorio di San Giorgio, Oratorio di San Michele.
Il rapporto tra Petrarca e i Carraresi iniziò nel 1349, quando il poeta, allora a Parma, accolse l'invito di Giacomo II da Carrara, suo sincero ammiratore, su sollecitazione forse del vescovo della città Ildebrandino Conti, uomo di grandissima cultura, e si recò per la prima volta a Padova. Gli fu concesso uno dei canonicati della Cattedrale patavina, carica che costituiva una fonte di reddito sicura; gli fu anche assegnata una casa nei pressi della Cattedrale e della Reggia Carrarese. Petrarca riprese ben presto le sue peregrinazioni: fu spesso ospite presso le corti dei potenti che lo reclamavano, ma non mancarono le visite a Padova.
Dopo la tragica morte di Giacomo, per il quale il poeta, sinceramente addolorato, dettò l’epitaffio funebre, inciso sulla lapide sotto il monumento funerario nella chiesa di Sant’Agostino (demolita nel 1819) e ora nella chiesa degli Eremitani, Petrarca fu spesso ospite di Francesco il Vecchio, figlio e successore di Giacomo, che divenne suo amico personale. A lui rivolse il trattato sui doveri del principe e sul buon governo, per lui accettò, pur vecchio e debole, di accompagnare in ambasceria suo figlio Francesco Novello a Venezia dopo la bruciante sconfitta subita dal Carrarese nel 1373.
L’approdo definitivo a Padova avvenne nel 1368: Petrarca ricevette la casa di Arquà in dono da Francesco il Vecchio e la fece restaurare ampliandola con nuovi terreni. Fece unire i due corpi di fabbrica originari e adibì ad abitazione per sé e la sua famiglia il piano sopraelevato dell’edificio situato a sinistra, destinando alla servitù e ai servizi l’edificio di destra. Davanti alla casa c’era il giardino, sul retro il brolo: Petrarca amava le piante e si dedicò alla loro cura nelle numerose case che abitò. All’interno dell’abitazione Petrarca fece modificare la distribuzione degli ambienti: nella parte padronale la stanza centrale divenne salone di rappresentanza e di collegamento, illuminata da una grande finestra dalla parte del giardino e chiusa da un camino dalla parte del brolo, la stanza a sinistra fu divisa in due per ricavarne uno studiolo, che venne affrescato con motivi a finte tende e stemmi; le finestre furono rifatte in stile gotico e furono aggiunti due balconi e tre camini.
Ad Arquà morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374, dopo avervi trascorso gli ultimi anni di vita in compagnia dei libri prediletti, circondato dall’affetto dei familiari, degli amici e dei servitori fedeli. Il 24 luglio nel centro euganeo furono celebrati i solenni funerali del poeta alla presenza di Francesco il Vecchio e delle principali autorità patavine.
Info: biglietti 3 euro, da acquistare fino ad esaurimento della disponibilità, presso l’Ufficio Iat - Informazioni e accoglienza turistica, vicolo Cappellato Pedrocchi, da lunedì a sabato dalle ore 9:00 alle 18:00, festivi dalle ore 10:00 alle 15:00. Nelle date degli eventi sarà possibile acquistare i biglietti fino alle ore 17:00. Il biglietto è a posto unico, NON rimborsabile. Per ulteriori informazioni telefono 049 8204533. Sede con barriere architettoniche.