Mbaye Diagne
Biografia
Nato il 18 marzo 1958 a Coki, in Senegal, Mbaye Diagne trascorse la giovinezza con i suoi numerosi fratelli e sorelle nel quartiere popolare di Pikine, alla periferia di Dakar. Dopo aver conseguito una laurea in Scienze dell’economia all’università Cheikh Anta Diop di Dakar, optò per la carriera militare ed entrò nella Scuola Nazionale Ufficiali di Thiès, dove diede prova delle sue grandi qualità umane e militari.
Per la sua prima missione all’estero, il Capitano Diagne fu inviato in Ruanda, inquadrato nel contingente senegalese dell’ONU. Allo scoppio del genocidio dei Tutsi, nell’aprile 1994, le truppe ONU si ritirarono, ma lui ricevette l’ordine di restare nel paese in qualità di osservatore della Missione delle Nazioni Unite per l’Assistenza al Ruanda (MINUAR), agli ordini del generale canadese Romeo Dallaire. A partire dal primo giorno del genocidio, il Capitano Diagne cominciò ad agire.
I primi ad essere soccorsi furono i cinque orfani, di età compresa tra i 3 e i 18 anni, del Primo ministro Agathe Uwilingiyimana, una hutu moderata barbaramente uccisa il 7 aprile 1994.
Tale data è particolarmente significativa in quanto dimostra che sin dall’inizio le decisioni prese dal Capitano risposero solo alla sua coscienza. Nei giorni che seguirono questa prima missione di salvataggio, il Capitano si assicurò che gli orfani del Primo ministro fossero messi definitivamente al sicuro. Continuò a salvare decine di civili (ruandesi, ma anche stranieri) trasportandoli all’Hotel delle Mille Colline, proseguendo la sua missione anche dopo che il mondo intero aveva abbandonato il Ruanda.
Angosciato dal massacro di migliaia di innocenti perpetrato sotto i suoi occhi, decise di impegnarsi per salvare quante più persone possibili, noncurante del suo stato ufficiale di osservatore. Dal momento che non era autorizzato a portare armi e aveva a che fare con miliziani ebbri di sangue e d’odio, scelse di provare a trattare con gli assassini per convincerli a lasciare in vita le vittime designate. Queste venivano da lui divise in piccoli gruppi di cinque persone e trasportate grazie alla sua Jeep bianca delle Nazioni Unite. Il Capitano Diagne sfruttava il suo carattere simpatico e i modi affabili e gentili per persuadere chi stava metodicamente eseguendo il piano di sterminio della popolazione tutsi, e cioè i militari dell’esercito ruandese e le milizie estremiste: gli implacabili Interahamwe.
A ciascuno dei 23 posti di blocco di Kigali, dove gli assassini identificavano i tutsi prima di umiliarli e farli a pezzi in mezzo alla strada a colpi di machete, il Capitano Mbaye Diagne si fermava per supplicare i capi degli Interahamwe affinché risparmiassero perlomeno il piccolo gruppo che aveva sotto la sua protezione. Scherzava con loro, offriva sigarette, e appena aveva messo al riparo quei perseguitati trasportandoli all’Hotel delle Mille Colline o al Quartiere Generale delle Nazioni Unite, ripartiva immediatamente alla ricerca di nuove persone da salvare.
Per due mesi colui che fu giustamente soprannominato «il più eroico dei coraggiosi» continuò le sue missioni di salvataggio, mettendo in gioco la propria vita. Gli assassini lo colpirono a morte il 31 maggio 1994, centrandolo con un tiro di mortaio mentre stava trasportando un messaggio al generale Dallaire. Aveva trentasei anni. È stato sepolto in Senegal, dove ancora vivono la moglie e i due figli.
Il 4 luglio 2010 la famiglia di Mbaye Diagne ha ricevuto dal governo ruandese il premio UMURINZI alla memoria. Nello stesso anno il Capitano è stato inserito nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova. Nel 2014 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha istituito la “Medaglia del Capitano Mbaye Diagne” da attribuire ai membri del personale che hanno dimostrato un coraggio eccezionale nel compimento della propria missione.