Luigi Ortis e Giuseppe Sulis
Luigi Ortis (Siracusa 1909 - Padova 1982), capitano dei carabinieri, salvò dall’arresto e dalla deportazione la famiglia ebrea Almansi, composta dalla madre Carmen Sinigaglia ved. Almansi (Padova 1892 -1980) e dai figli Piera Rachel (Reggio Emilia 1920 - Padova 1987) e Cesare (Reggio Emilia 1924 - Milano 2003).
A Cremona, dove era comandante interinale della Compagnia, Luigi Ortis conobbe Piera Almansi con la quale si fidanzò nel 1939, nonostante le leggi razziali proibissero i matrimoni con ebrei: per questo fu trasferito prima a Schio, poi in Calabria, da dove passò successivamente alla Scuola centrale Carabinieri di Firenze. Per sottrarla alla persecuzione nazifascista, il 10 settembre 1943 si fece raggiungere dalla famiglia della fidanzata, che si era nel frattempo trasferita a Bologna.
Grazie all’intervento del maresciallo Giuseppe Sulis (Samugheo, Cagliari 1905 - 1970), che si fece testimone e garante, Ortis riuscì a far loro rilasciare dalla direzione locale delle Poste, come documento di riconoscimento, delle tessere postali intestate al cognome Cimino, dichiarando che si trattava di lontani parenti sfollati dalla Calabria. Per regolarizzare la posizione di Cesare Almansi, che essendo ebreo non aveva potuto fare il servizio militare, gli fece rilasciare dal Comune di Firenze una dichiarazione di appartenenza ad un reggimento di stanza a Napoli, sbandato dopo l’8 settembre. Successivamente, per sottrarlo all’arruolamento obbligatorio bandito da Graziani, che avrebbe inevitabilmente portato al riconoscimento della sua vera identità, lo fece arruolare come caporale in ausilio ai carabinieri.
Giuseppe Sulis fece parte, con Luigi Ortis, della Brigata “V” di Giustizia e Libertà operante in Toscana. La Brigata operava all’interno della Scuola centrale Carabinieri di Firenze ed in numerose altre caserme, allo scopo di carpire informazioni utili alla lotta di Liberazione e di fornire ai partigiani armi e munizioni.
Luigi Ortis si sposò con Piera Almansi alla fine della guerra.