Karen Jeppe
Karen Jeppe (1876-1935), missionaria danese, membro della Deutsche Orient-Mission, operò a sostegno delle popolazioni armene a partire dal 1903, quando si recò a Urfa per prestare la sua opera nell’orfanotrofio fondato dai tedeschi per accogliere i bambini sopravvissuti ai massacri hamidiani. Per l’esattezza la Jeppe seppe che il pastore Lepsius stava cercando una maestra per una scuola di Urfa. Fu così che partì dalla Danimarca l’1 ottobre 1903 e raggiunse Urfa dopo un lungo viaggio attraverso l’Europa e l’Asia Minore. Nell’arco di un anno imparò l’armeno, l’arabo e il turco, dopodichè cominciò ad insegnare, introducendo metodologie didattiche nuove.
Dopo le stragi di Adana del 1909 la Jeppe continuò il suo lavoro di insegnante, ma si dedicò anche al sostentamento degli armeni colpiti, fornendo loro generi alimentari ricavati dalla coltivazione di un terreno che lei stessa aveva acquistato grazie al sostegno ottenuto da alcuni arabi e curdi facoltosi con cui era riuscita ad intrecciare buone relazioni di amicizia.
Durante il genocidio cercò di organizzare operazioni di salvataggio di armeni deportati che venivano fatti transitare per Urfa: forniva loro del cibo e riuscì a nasconderne parecchi, sotto il pavimento della sua abitazione. Ne fece scappare degli altri, facendoli passare per arabi o turchi.
Finita la guerra, per motivi di salute, nel 1918 fu costretta a rientrare in Danimarca, dove però continuò la sua opera a favore degli armeni. Tre anni dopo ritornò in Siria e nel 1921 ad Aleppo fece in modo di creare opportunità di lavoro per vedove armene, impiegandole in orfanotrofi, scuole, ambulatori medici, laboratori artigianali, essendo divenuta la direttrice della Commissione per la protezione di donne e bambini del Medio Oriente.
Karen Jeppe ebbe anche il merito di aver instaurato relazioni di collaborazione ed amicizia con autorevoli personaggi locali, come lo sceicco beduino Hadjim Pasha. Grazie al suo appoggio la Jeppe riuscì a soccorrere nel 1922 gli armeni che si trovarono costretti a fuggire precipitosamente dalla Cilicia, dopo che i francesi avevano abbandonato il presidio del territorio e li avevano lasciati in balia dei nuovi nazionalisti turchi intenzionati ad eliminare nuovamente ogni etnia minoritaria.
Grazie alla mediazione di Karen Jeppe furono instaurate buone relazioni tra armeni e beduini: queste consentirono la creazione di sei villaggi agricoli armeni che si rivelarono uno strumento di rinascita molto importante per la comunità dei sopravvissuti.
Karen Jeppe morì di malaria nel 1935 ad Aleppo ed è ricordata come “la madre danese degli armeni”.