Giovanni Palatucci
Biografia
Giovanni Palatucci (Montella, Avellino, 31 maggio 1909 - Dachau, 10 febbraio 1945), si laureò in giurisprudenza a Torino nel 1932 ed esercitò la professione di avvocato fino al 1936, quando entrò in Polizia.
Fu assegnato alla Questura di Genova a partire dal 3 agosto 1936 e il 16 settembre pronunciò la promessa di giuramento quale vice commissario di Pubblica Sicurezza.
Funzionario scomodo per le sue critiche alle procedure burocratiche, il 15 novembre 1937 fu trasferito a Fiume, oggi in territorio croato, presso la cui Questura assunse la responsabilità dell’Ufficio Stranieri. Con l’aiuto di alcuni fidati collaboratori, organizzò una rete di prima assistenza per i profughi ebrei in cerca di protezione dalle feroci persecuzioni dei nazisti e degli ustascia croati già avviate nei territori della Jugoslavia.
Si occupò dell’immigrazione clandestina degli ebrei in fuga dall’Est europeo e, quando non fu più possibile trasferirli in Svizzera o Palestina, si adoperò per aiutarli a raggiungere Campagna, dove esisteva un campo di raccolta, e affidarli alla protezione del vescovo, monsignor Giuseppe Maria Palatucci, suo zio.
Nel marzo 1939 sottrasse alla cattura della Gestapo 800 ebrei tedeschi, in fuga dalla Germania nazista a bordo di un vaporetto greco.
Con la creazione della Repubblica Sociale e il disfacimento dell’esercito, Palatucci rimane il solo a Fiume a rappresentare la faccia di un’Italia non complice della Shoah.
Nel novembre del 1943 il territorio di Fiume era stato incorporato nell’Adriatisches Kustenland, Litorale Adriatico, sotto amministrazione tedesca, e Palatucci fu costretto a condurre le sue operazioni di soccorso in segreto.
Nel febbraio 1944 assunse le funzioni di vice questore di Fiume e, tra il marzo e l’aprile, quelle di questore reggente.
Oltre a far sparire schedari dalla Questura, distribuì gli ultimi soldi ai profughi bisognosi e riuscì a procurare a qualcuno il passaggio per il porto di Bari sulle navi di Paesi rimasti neutrali.
Ordinò ai funzionari dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Fiume di non rilasciare più certificati ai nazisti, se non dietro sua autorizzazione: in questo modo poteva conoscere in anticipo le razzie organizzate dalle SS.
I nazisti, informati da spie circa il suo operato, gli perquisirono la casa, ove trovarono un documento intitolato Piano per un libero Stato di Fiume che presero a pretesto per procedere all’arresto per cospirazione con il nemico. Quel documento, che attraverso canali svizzeri doveva pervenire agli inglesi, conteneva riflessioni sul futuro dell’Istria.
Il 13 settembre 1944 Palatucci fu arrestato dalla Gestapo, rinchiuso nel carcere Coroneo di Trieste e condannato a morte.
Ad ottobre la condanna fu commutata in deportazione e il 22 dello stesso mese fu trasferito nel campo di Dachau, dove è morto a 35 anni, dopo quattro mesi di stenti e sevizie.
Il suo corpo fu gettato in una fossa comune sulla collina di Leitenberg.
Oltre 5.000 furono gli ebrei e i perseguitati antifascisti da lui salvati tra il 1939 e il 1944.
Nel 1953 gli è stata dedicata una strada a Ramat Gan, in Israele, chiamata “Hapodim Street” e nel 1955 gli è stata conferita alla memoria la medaglia d’oro dall’Unione Comunità Ebraiche Italiane (UCEI).
Yad Vashem l’ha riconosciuto Giusto tra le Nazioni nel 1990.
La Chiesa lo ha proclamato Servo di Dio nel 2004 e nel 1995 il Presidente della Repubblica Italiana l’ha insignito della Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: «Funzionario di Polizia, reggente la Questura di Fiume, si prodigava in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l'arresto e la deportazione. Fedele all'impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l'occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all'arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, dove sacrificava la giovane vita. Dachau 10 febbraio 1945».
A Giovanni Palatucci sono dedicati la Questura di Brindisi, il parco pubblico principale della Città di Nettuno (RM), un viale cittadino e la locale sezione dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato a Caggiano (SA), una piazzetta nel centro storico di Padova, davanti alla questura, e una via di Montelupone (MC).
Nel 2003 il Giardino dei Giusti di Catania gli ha dedicato una quercia e nel 2008 è stato inserito anche nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova.