Cenni storici sul quartiere 5 Sud-Ovest
Il quartiere 5 Sud-Ovest, formato dalla fusione degli ex quartieri 9 Armistizio e 10 Savonarola, si estende su una superficie di 14.05 kmq con una popolazione di 28.641, pari al 13,58% dell’intera popolazione del Comune di Padova (annuario statistico 2004).
La zona più a Nord, quella dell’ex quartiere 10 Savonarola, si estende ad Ovest del centro storico della città, delimitata tra le mura veneziane ad Est, la ferrovia Padova-Bologna ad Ovest e il fiume Bacchiglione a Sud.
Il nome Savonarola è legato a quello della nobile famiglia dei Savonarola, che ebbe il suo massimo splendore a Padova tra il 1400 e il 1550. Tale famiglia discende, secondo la tradizione, dal valoroso guerriero Antonio, difensore di un forte sulla via tra Padova e Vicenza contro i soldati di Ezzelino, che diede successivamente il nome alla vicina porta della città. In realtà è più probabile che sia stato il luogo a dare il nome alla famiglia, in quanto anticamente abitato da nuclei familiari dediti ad attività collegate al corso d’acqua: i sabionanti, nome che si modificò in Savonarola, appunto.
I ritrovamenti archeologici fanno presupporre che quest’area fosse conosciuta fin dall’epoca antica, pre romana e romana, legata sin da allora a due principali elementi: l’idrografia e la viabilità. Entrambi, però, vista la scarsità dei ritrovamenti, influirono negativamente sull’abitabilità della zona troppo spesso esposta ad allagamenti dei fiumi Brenta e Bacchiglione e, sebbene ricca di strade che mettevano in comunicazione Patavium alle città vicine, troppo decentrata da quello che era il cuore commerciale della città.
La rinascita della Padova medioevale non portò grandi cambiamenti, in particolar modo nell’area più a Sud, una valle spesso colpita dalle inondazioni del fiume Bacchiglione. Il territorio, che si presentava quindi poco adatto agli insediamenti abitativi, non aveva impedito la realizzazione di alcuni edifici religiosi: il duecentesco monastero con chiesetta benedettina delle Maddalene le Penitenti, che già verso la fine del 1300 sarà adibito ad uso secolare, e il conventino di San Francesco o San Francesco piccolo, costruito probabilmente da alcuni frati francescani che cercavano al di fuori della città una zona più tranquilla per le preghiere e le meditazioni del loro ordine.
Fu tuttavia Venezia nel corso del 1500 a decidere la sorte dell’intera area. Le mura trecentesche difesero Padova per quasi due secoli, fino a quando iniziarono a mostrare la loro inefficacia. Per proteggere la città dalle nuove forme di assedio Venezia s’impegnò nella costruzione di una nuova cinta muraria, comprendente diversi bastioni e le Porte San Giovanni e Savonarola, entrambe opera del Falconetto. Al fine di difendere al meglio Padova i Veneziani non si limitarono a circondarla di possenti mura, ma operarono il cosiddetto "guasto" abbattendo tutto ciò che si trovava al di là delle mura (edifici, alberi, …) per la profondità di un miglio veneziano, circa 1700 metri. Tale mastodontica opera difensiva rappresentò nei secoli successivi per Padova il maggiore freno all’espansione della città. Il territorio del quartiere non subì in questo modo grandi cambiamenti fino al XIX secolo, essendo per diverso tempo una distesa di fertili campi attraversata da quattro importanti vie di comunicazione: l’Arzere della Regina o strada della Montà, la regia strada Mestrina, la via Pelosa e la strada Montanara. La zona più a Sud, quella del Basso Isonzo, continuava a rimanere valliva e acquitrinosa.
Solo nella seconda metà dell’Ottocento, con la realizzazione di alcune brecce lungo le mura, iniziò l’allargamento urbanistico al di fuori del centro storico della città. Il quartiere Savonarola ne fu direttamente interessato per la realizzazione delle brecce alla barriera Trento, a Porta Savonarola e a Porta San Giovanni. Nello stesso periodo la costruzione della ferrovia Padova-Bologna da una parte definì verso Ovest gli attuali confini del quartiere, e allo stesso tempo cambiò l’assetto viario, modificando il percorso di alcune delle antiche strade che persero definitivamente la loro importanza, in particolare la strada Pelosa. Nella seconda metà dello stesso secolo fu realizzato anche il cimitero israelitico.
Il Novecento vide la definitiva espansione del quartiere e il suo popolamento. Alla fine del primo conflitto mondiale, lungo le maggiori vie di accesso alla città, sorsero nuovi edifici residenziali con una forte crescita nelle aree più a Nord. Nello stesso periodo prese forma il campo di aviazione Gino Allegri in quella che precedentemente era la piazza d’armi. Con l’aumentare della popolazione aumentò anche il bisogno di nuove chiese per assistere i fedeli dei quartieri appena fuori le mura, spesso troppo lontani dai centri parrocchiali cui appartenevano. Sorsero così tra gli anni Venti e Trenta le parrocchie della Natività, della Sacra Famiglia e di San Giuseppe. Le altre due parrocchie, quella di San Girolamo e quella della Madonna Incoronata si formeranno invece solo nella seconda metà del ‘900. Tuttavia, nonostante la costruzione di case popolari e di alcuni condomini in particolare nelle zone lungo via Bezzecca, via Palestro e via Piave, gran parte del territorio era ancora prevalentemente agricolo. Solo negli anni che precedettero il secondo conflitto mondiale si assistette ad una nuova crescita abitativa unita a quella di attività commerciali e industriali. Crescita che riprese in maniera più massiccia dopo la fine della guerra con una esplosione urbanistica rapida e disordinata che costrinse l’amministrazione comunale, negli anni ’60, ad un intervento diretto di coordinazione, riqualificando e sistemando aree ormai in disuso, costruendo nuove strade e il ponte sul Bacchiglione in prossimità dell’ex Porta Saracinesca.
FOTO PORTA SAVONAROLA E CIMITERO ISRAELITICO
In anni recenti l’area denominata San Giuseppe è stata oggetto del progetto "Contratto di quartiere Savonarola" finalizzato alla realizzazione di adeguati interventi di ristrutturazione e di recupero sociale e urbanistico edilizio (spazi verdi e qualità ambientale, traffico, sicurezza dei residenti, occupazione giovanile, creazione di nuovi servizi e spazi d'incontro).
Il territorio dell’ex quartiere 9 Armistizio racchiuso dal fiume Bacchiglione a Nord e Ovest, dal canale Battaglia a Est e dai confini con il Comune di Abano Terme a Sud, comprende le località di Paltana, Voltabrusegana e Mandria. Il nome Armistizio deriva dal celebre armistizio firmato il 3 novembre 1918 presso la storica Villa Giusti del Giardino, tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico, ponendo così fine per il nostro paese alla grande guerra.
Il toponimo Paltana, dal dialettale "paltan" o fango, fa ben intuire l’origine della zona che, come altre nelle vicinanze, fu per lungo tempo legata al fiume e alle sue inondazioni, quando gli argini del Bacchiglione erano bassi e trascurati. Solo verso la fine dell’Ottocento si realizzano importanti bonifiche del terreno, così da permettere la costruzione di alcune abitazioni contadine e alcune dimore signorili, tra cui diverse ville di stile eclettico. La presenza di case di pescatori, scavatori di sabbia e barcaioli lungo il fiume, ancora una volta, dimostrano il vincolo con il Bacchiglione. Ne è testimone un antico squero in cui venivano costruiti e riparati gli antichi "burci".
Una nuova crescita urbanistica avvenne nella metà del Novecento con la lottizzazione dei terreni. È di questo periodo la creazione della piscina olimpionica della storica Rari Nantes Patavium e la posa della prima pietra della chiesa di San Giovanni Bosco, elevata a parrocchia e poi consacrata nel 1963.
Nella zona a Nord-Ovest, quasi racchiusa dal Bacchiglione, vi è Voltabrusegana o "Voltesea" per gli abitanti, il cui nome deriva dallo stretto legame tra la località e il Bacchiglione. "Volta" indica, infatti, la curva del fiume, mentre "Brusegana" deriva dall’unione delle parole "bruscia" o "brozia", nome in epoca medioevale di un’erba paludosa e di "ghebo": nome dialettale di alveo o letto del fiume.
La prima testimonianza del toponimo di Voltabrusegana è del 1088 quando Milione, il Vescovo di Padova, donò al monastero delle Benedettine di San Pietro diversi immobili, tra cui la cappella di San Martino di Tours in Volta. L’attuale chiesa di S. Martino di Tours e S. Giorgio, sebbene negli anni abbia subito varie trasformazioni, fu fin da subito il centro del borgo rurale.
Il territorio si trovò così per lungo tempo parte della corte amministrativa del cittadino monastero di San Pietro. Legame che durò fino al 1810, quando anche a Padova, ormai sotto l’Impero austriaco, vennero soppressi molti monasteri e, come in altre zone, a Voltabrusegana le terre vennero acquistate da ricchi privati. È tra il 1700 e il 1800 che la zone venne scelta per la realizzazione di alcune villeggiature residenziali, come Villa Pachierotti e Villa Zambelli, già Dalla Libera, cui diedero contributo architettonico il Noale e lo Jappelli.
Durante la seconda guerra mondiale Voltabrusegana fu presa di mira dai bombardamenti, a causa del ponte ferroviario nelle vicinanze, e per questo gli abitanti non di rado preferirono spostarsi in altre aree. Negli anni la fisionomia di borgo rurale entro i termini di Padova non è però sostanzialmente cambiata. Nel Piano regolatore del 1959 Voltabrusegana viene, infatti, classificata come zona rurale. Tale vincolo ha limitato notevolmente le nuove costruzioni, impedendone così un marcato sviluppo urbano e rappresentando per Voltabrusegana una posizione singolare se confrontata con altre zone simili della periferia di Padova, ma allo stesso tempo molto suggestiva.
Più a Sud vi è Mandria. Il nome probabilmente deriva, come altri nel Veneto, dal fatto che in tempi antichi l’area era adibita a pascolo. La zona doveva essere conosciuta già in epoca romana, trovandosi tra le strade Romana Aponense ed Emilia Altinate. A conferma di questo vi è il ritrovamento di un cippo funebre alla memoria di Claudia Toreuma, liberta di Tiberio.
La zona è strettamente legata alla nobile famiglia dei Capodilista e dei loro predecessori i Transalgardi. Nella seconda metà del VIII secolo d.C., per ricompensare due dei fratelli Transalgardi del loro aiuto nelle battaglie contro i Longobardi, Carlo Magno li nomina Conti di Mandria, Saccisa e Montemerlo. Tra i loro discendenti troviamo i Capodilista, i quali fecero costruire nel X secolo un castello, che venne però distrutto nel 1180 per la realizzazione del canale Battaglia. Compare in un atto notarile degli stessi anni anche l’esistenza della prima chiesa della Natività della Beata Vergine Maria, fatta edificare ed elevare a parrocchia dalla famiglia Capodilista, la quale aveva il potere di sceglierne il curato, poi confermato dai fedeli. L’aumento della popolazione comportò la sostituzione della vecchia chiesa con una più grande tra il 1794 e il 1797. Infine venne successivamente allargata negli anni 1942 e 1943.
Oggi Mandria si mostra come un moderno quartiere residenziale, ma ancora ricco di storia. Non si possono dimenticare tra gli altri l’incantevole Villa Molin, realizzata nel 1597 dal vicentino Scamozzi e Villa Giusti del Giardino, all’interno della quale venne firmato l’armistizio che pose fine per l’Italia alla prima guerra mondiale.
Approfondimenti:
- "Padova fuori Porta Savonarola": contributo alla storia di un quartiere / Alessandra Menegazzi ...[et al.] Padova, Consiglio di quartiere Savonarola, 1992. Disponibile presso le biblioteche di Padova;
- "Una Villa sul Bacchiglione: Voltabrusegana 1088 – 1988" a cura di Pier Giovanni Zanetti, Battaglia Terme, 1998. Disponibile presso le biblioteche di Padova,
- "Padova Nonsolocentrostorico". Viaggio alternativo nei quartieri fuori dalle mura veneziane. Armistizio: un quartiere "trittico" Paltana, Mandria, Voltabrusegana. / Pubblicazione a cura di: On. Piero Ruzzante, Gianfranco Maritan e Tosca Cecchinato. Vigorovea PD, 1999;
- "Parrocchia San Giovanni Bosco in Padova. 1957 – 2000 Una Comunità in Cammino" Padova, 2001;
- "Sacra Famiglia: nel cinquantesimo anniversario dell'inaugurazione della chiesa parrocchiale 1939 – 1989". Villa Del Conte PD, 1990. Disponibile presso le biblioteche di Padova.
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Quartiere 5 Sud-Ovest - Settore Servizi Demografici, Cimiteriali e Quartieri
Comune di Padova